Il
penitente, attento esploratore, fatto in questo modo il giro, deve subito
accendere la lampada che arde e illumina (cf. Gv 5,35); in essa è indicata la
contrizione, la quale, per il fatto che arde, per questo anche illumina.
Infatti dice Isaia: “La luce d’Israele diverrà un fuoco e il suo Santo una
fiamma; e sarà acceso e divorerà le sue spine e i suoi rovi in un giorno. La
magnificenza della sua selva e del suo Carmelo sarà consumata dall’anima fino
alla carne” (Is 10,17-18) .
Ecco che cosa fa la vera contrizione.
Quando il cuore del peccatore si accende con la grazia dello Spirito Santo,
brucia per il dolore e illumina per la cognizione di se stesso; e allora le
spine, cioè la coscienza piena di triboli e di rimorsi, e i rovi, vale a dire
la tormentosa lussuria, tutto viene distrutto, perché all’interno e all’esterno
viene riportata la pace. E la magnificenza della selva, cioè del lusso di
questo mondo, e del Carmelo, che s’interpreta “molle”, e cioè la dissolutezza
carnale, vengono estirpate dall’anima fino alla carne, poiché tutto ciò che c’è
d’immondo, sia nell’anima che nel corpo, viene consumato dal fuoco della
contrizione.
Fortunato colui che brucia e illumina
con questa lampada, della quale dice Giobbe: “Lampada disprezzata nel pensiero
dei ricchi, preparata per il tempo stabilito” (Gb 12,5). I pensieri dei ricchi
di questo mondo sono: custodire le cose conquistate e sudare nel conquistarne
altre; e perciò raramente o mai si trova in essi la vera contrizione; essi la
disdegnano perché fissano l’animo nelle cose transitorie. Infatti mentre
perseguono con tanto ardore il piacere delle cose temporali, dimenticano la
vita dell’anima, che è la contrizione, e così vanno incontro alla morte.
Dice la Storia Naturale che la caccia
ai cervi si fa in questo modo. Due uomini partono, e uno di loro zufola e
canta: allora il cervo segue il canto perché ne è attratto; intanto il secondo
scocca la freccia, lo colpisce e lo uccide. Nello stesso modo viene data la
caccia ai ricchi. I due cacciatori sono il mondo e il diavolo. Il mondo davanti
al ricco zufola e canta, perché gli mostra e gli promette i piaceri e le
ricchezze; e mentre quello stolto lo segue incantato, perché in quelle cose
trova diletto, viene ucciso dal diavolo e portato nella cucina dell’inferno per
esservi cotto e arrostito.
Dai Sermoni di Sant'Antonio di Padova
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