L'arte non è altro che la retta norma
per compiere determinate opere.
E il bene in questi casi non consiste nel fatto che il volere umano
si comporta in una data maniera,
ma nel fatto che è buona la cosa stessa prodotta.
Infatti non torna a lode dell'artefice come tale
l'intenzione con la quale egli compie la sua opera,
ma solo la qualità dell'opera che egli compie.
Perciò, propriamente parlando,
l'arte è un abito operativo.
E tuttavia in qualcosa coincide con gli abiti speculativi:
poiché anche gli abiti speculativi hanno di mira
la situazione delle cose conosciute,
e non il comportamento della volontà umana nei loro riguardi.
Infatti, purché il geometra faccia una dimostrazione vera,
non importa il suo stato d'animo, se cioè è contento o adirato:
e così non interessa nel caso di un artista o di un artigiano,
come si è detto [a. 2, ad 3].
Perciò le arti hanno natura di virtù come gli abiti speculativi:
nel senso cioè che né le arti né gli abiti speculativi
rendono buona l'opera quanto all'uso,
poiché questo è il compito proprio delle virtù morali,
ma solo quanto alla capacità di ben operare.
Soluzione delle difficoltà:
1. Quando chi possiede un mestiere compie un'opera difettosa
fa un'opera non degna, ma indegna della sua arte:
come anche quando uno mente conoscendo la verità,
il suo dire non è secondo la scienza, ma contrario ad essa.
Come quindi la scienza è sempre legata al bene,
come si è detto [ib.], così anche l'arte:
e da questo lato viene denominata virtù.
Non raggiunge però la perfetta natura di virtù
perché non rende buono anche l'uso,
per il quale si richiede qualche altra cosa;
sebbene non ci possa essere il buon uso [di una facoltà] senza l'arte.
2. Perché un uomo usi bene della sua arte
si richiede che abbia la volontà retta,
e questa raggiunge la sua perfezione con la virtų morale:
per questo il Filosofo parla di virtù, morale si intende, dell'arte,
in quanto il suo buon uso richiede delle virtù morali.
Infatti è chiaro che la giustizia, che dà rettitudine alla volontà,
farà sì che un artigiano sia portato a compiere un'opera genuina.
3. Anche nell'attività speculativa ci sono degli esercizi
che si presentano come opere:
p. es. la costruzione di un sillogismo, di un buon discorso,
oppure le operazioni di numerazione o di misurazione.
Perciò tutti gli abiti speculativi che sono ordinati
a queste opere del raziocinio, per una certa somiglianza
vengono dette arti, però liberali:
per distinguerle da quelle arti che sono ordinate
a opere da compiersi mediante il corpo,
e che sono in qualche modo servili,
in quanto il corpo è sottoposto all'anima come schiavo,
mentre l'uomo in forza dell'anima è libero.
Invece le scienze che non sono ordinate ad alcuna opera
vengono dette semplicemente scienze, non arti.
Per il fatto poi che le arti liberali sono più nobili
non è detto che ad esse convenga maggiormente il carattere di arte.
San Tommaso d'Aquino, Somma Teologica I-II, q. 57, a. 3