Contraddice ciò l'affermazione seguente di San Tommaso
e cioè che "Per il fatto stesso che alla quiddità è concesso l'essere,
si dice non solo che è creato l'essere,
e cioè che "Per il fatto stesso che alla quiddità è concesso l'essere,
si dice non solo che è creato l'essere,
ma anche che è creata la stessa quiddità,
perché prima di avere l'essere la quiddità non è niente,
perché prima di avere l'essere la quiddità non è niente,
se non forse nell'intelletto del Creatore,
dove non è una creatura, ma un'essenza creatrice"?
dove non è una creatura, ma un'essenza creatrice"?
Se consideriamo rettamente che cosa Tommaso intende
con "idea" e che cosa con "quiddità",
con "idea" e che cosa con "quiddità",
il passo riportato, allora, manifesta piuttosto una conferma
della concezione qui sviluppata.
della concezione qui sviluppata.
La quiddità è ciò per cui una cosa viene formata,
ciò che essa è, "una parte dell'intero composto".
ciò che essa è, "una parte dell'intero composto".
Per questo egli usa anche il nome di "forma"
(nel senso della forma d'essenza);
"[...] tuttavia non si usa chiamarla la sua idea,
(nel senso della forma d'essenza);
"[...] tuttavia non si usa chiamarla la sua idea,
perché questo nome di idea sembra significare
la forma separata di ciò di cui è forma".
la forma separata di ciò di cui è forma".
Essa è ciò "a modello del quale qualcosa è formato,
e questa è la forma esemplare a imitazione di cui qualcosa è costituito [...]".
Appartiene poi al rapporto tra archetipo ed immagine
il fatto che esiste lo scopo di dare alla cosa la forma determinata.
Dove è presente soltanto una somiglianza casuale,
lì non si può parlare di immagini e di copie.
Infine, l'agente, a cui è da ascrivere la formazione,
deve introdurre egli stesso il fine di formare qualcosa
secondo l'archetipo, come fa l'artista.
"Questa appare dunque essere la natura dell'idea:
che sia la forma che qualcosa imita
per intenzione dell'agente che predetermina a sé il fine".
Per le cose della natura, l'"artista creatore" è Dio;
"ma poiché [...] non è conveniente dire che Dio agisce per un fine altro da sé
e riceve da fuori ciò per cui può agire,
per questo motivo non possiamo porre le idee fuori di Dio,
ma soltanto nella mente divina".
Tommaso nega quindi un mondo
autonomamente esistente di idee oggettive.
autonomamente esistente di idee oggettive.
[...] Egli conosce "forme" create, cioè forme d'essenza
che hanno il loro essere nelle cose;
che hanno il loro essere nelle cose;
e conosce le idee distinte da queste forme
come eterni archetipi delle cose nello spirito divino.
come eterni archetipi delle cose nello spirito divino.
Edith Stein
Potenza e atto. Studi per una filosofia dell'essere