sabato 20 dicembre 2014

il sogno dei Re


"Andate e informatevi accuratamente del bambino e,
quando l'avrete trovato, fatemelo sapere,
perché anch'io venga ad adorarlo" (Mt, 2,7-8).


La storia è maestra di vita,
i suoi racconti e i suoi ricordi
permettono anche a noi,
piccoli e inesperti, talvolta ingenui,
di conoscere e riconoscere veri modelli di vita
da scegliere, seguire, imitare...

Una stella di Natale oggi mi ricorda che sta per nascere un bambino,
ad alcuni ricorda che Dio stesso un giorno si è fatto bambino,
per amore dell'uomo, per dire all'Uomo:
"tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato" (Salmo 2,7).  

Una stella di Natale dunque può ricordare la vita,
una pianta verde ricorda sempre la vita,
...ma se la guardo bene, quel rosso,
oggi mi ricorda il martirio dei bimbi innocenti
uccisi ingiustamente ieri e oggi.

La mia speranza di salvezza è legata ad un sogno,
sogno che esistano ancora oggi dei Re,
dei Re buoni, saggi e prudenti,
che sappiano fidarsi dei loro bei sogni.

I bei sogni sono un dono del Cielo,
come una stella di Natale:
possono avvertirci di non tornare da Erode
e fare ritorno, per un'altra strada, al nostro Paese.

domenica 8 giugno 2014

se il meglio è un insuccesso


Se sei stata assegnata alle mansioni di cucina, 
non devi pensare che questo non richieda intelligen­za ... 

Quello star seduti e in piedi, quell'andare innan­zi e indietro 
o qualsiasi altra mansione assolva, 
Dio non domanderà a quella Sorella quanti libri ha letto, 
quanti miracoli ha compiuto; 
ma le domanderà se ha fatto del suo meglio per amore suo. 

Ella potrà in tutta sincerità affermare: 
« Ho fatto del mio meglio ». 

An­che se il meglio corrisponderà a un insuccesso, 
questo dovrà essere il meglio che abbiamo saputo fare, il no­stro massimo.

Non vi sia alcuna gloria nel vostro successo, 
ma attribuite tutto a Dio con il più profondo senso di gra­titudine. 

D'altro canto, nessun insuccesso vi scoragge­rà 
finché avrete coscienza di aver fatto del vostro me­glio. 

Umanamente parlando, se una Sorella fallisce nella sua opera 
siamo propensi ad attribuirlo a tutti i fattori dell'umana debolezza ... 
non ha intelligenza, non ha saputo fare del suo meglio, eccetera. 

Tuttavia agli occhi di Dio non ha fallito 
se ha fatto tutto quan­to era capace.

E', nonostante tutto, una sua coopera­trice.

Madre Teresa di Calcutta, Meditazioni (24-25)


sabato 3 maggio 2014

una ricerca libera da pregiudizi...

Ci veniva continuamente raccomandato di considerare ogni cosa
con occhio libero da pregiudizi, di gettare via qualsiasi tipo di "paraocchi".

I limiti dei pregiudizi razionalistici,
nei quali ero cresciuta senza saperlo, caddero,
e il mondo della fede comparve improvvisamente dinanzi a me.

Persone con le quali avevo rapporti quotidiani
e alle quali guardavo con ammirazione, vivevano in quel mondo.
Doveva perciò valere la pena al­meno di riflettervi seriamente.

Per il momento non mi occupai metodicamente di questioni religiose;
ero troppo occupata in molte altre cose.

Mi accontentai di accogliere in me senza opporre resistenza
gli stimoli che mi venivano dall'ambiente che frequentavo
e - quasi senza accorgermene - ne fui pian piano trasformata.

In cerca della verità, Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein

martedì 29 aprile 2014

una di quelle tre miserabili colonne...

Detto t'ò carissima figliuola, alcuna sprizzarella della vita di coloro che vivono nella santa religione, con quanta miseria egli stanno ne l'ordine col vestimento della pecora, ed essi sono lupi. Ora ti ritorno a' cherici e ministri della santa Chiesa, lamentandomi con teco dei loro difetti, oltre a quegli ch' Io t'ò narrati, sopra tre colonne di vizi, de' quali Io un'altra volta ti mostrai, lagnan domi con teco di loro, cioè della immondizia e infiata superbia e della cupidità, che per cupidità vendevano la grazia dello Spirito santo, sì come Io t'ò detto.
Di questi tre vizi l'uno dipende da l'altro, e il loro fondamento di queste tre colonne è l'amore proprio di loro medesimi. Queste tre colonne, mentre che elle stanno ritte, che per forza de l'amore delle virtù elle non diano a terra, sono sufficienti a tenere l'anima ferma e ostinata in ogni altro vizio.
Però che tutti i vizi, come detto t'ò, nascono da l'amore proprio, perché da l'amore proprio nascie il principale vizio della superbia, e l'uomo superbo è privato della dilezione della carità; e dalla superbia viene alla immondizia e a l'avarizia. E cosí s'incatenano essi stessi con la catena del diavolo.
Ora ti dico, carissima figliuola, guarda con quanta miseria d'immondizia essi lordano il corpo e la mente loro sì come detto Io te n'ò alcuna cosa. Ma un'altra te ne voglio dire, perché tu cognosca meglio la fontana della mia misericordia e abbi maggiore compassione a' miserabili a cui tocca.
E' sono alcuni che tanto sono dimoni che non che essi abbino in reverenzia il sacramento e tengano cara l'eccellenzia loro nella quale Io gli ò posti per la mia bontà, ma essi, come al tutto fuore della memoria per l'amore che avaranno posto ad alcune creature, e non potendo avere di loro quello che desiderano, faranno con incantagioni di dimonia. E col sacramento che v'è dato in cibo di vita faranno malìe per volere compire i loro miserabili e disonesti pensieri, e volontà loro mandarle in effetto. E quelle pecorelle, delle quali essi debbono avere cura e pascere l'anime e' corpi loro; essi le tormentano in questi cotali modi e in molti altri, i quali Io trapasserò per non darti più pena. Sì come tu ài veduto, le fanno andare sciarrate fuore della memoria, venendolo' in volontà, per quello che quel dimonio incarnato l'à fatto, di fare quello che elle non vogliono; e per la resistenzia che elle fanno a loro medesime, i corpi loro ne ricevono gravissime pene. Questo chi l'à fatto? e molti altri miserabili mali i quali tu sai, e non bisogna ch'Io te li narri? La disonesta e miserabile vita sua.
O carissima figliuola, la carne che è levata sopra tutti i cori degli angeli per l'unione della natura mia divina unita con la natura vostra umana, questi la dànno a tanta miseria. O abominevole e miserabile uomo, none uomo ma animale, che la carne tua, unta e consecrata a me, tu la dài alle meretrici e anco peggio! A la carne tua e di tutta l'umana generazione fu tolta la piaga che Adam l'aveva fatto per lo peccato suo, in sul legno della santissima croce col corpo piagato de l'unigenito mio Figliuolo. O misero! egli à fatto a te onore, e tu gli fai vergognia! egli t'à sanate le piaghe col sangue suo, e più, ché ne sei fatto ministro, e tu el percuoti con lascivi e disonesti peccati! Il pastore buono à lavate le pecorelle nel sangue suo, e tu gli lordi quelle che sono pure: tu ne fai la tua possibilità di
metterle nel letame. Tu debbi essere specchio di onestà, e tu se' specchio di disonestà.
Tutte le membra del corpo tuo ài dirizzate in adoperarle miserabilmente, e fai il contrario di quello che per te à fatto la mia Verità. Io sostenni che gli fussero fasciati gli occhi per te illuminare, e tu con gli occhi tuoi lascivi gitti saette avelenate ne l'anima tua, e nel cuore di coloro in cui con tanta miseria raguardi.
Io sostenni che egli fusse abeverato di fiele e d'acieto, e tu, come animale disordinato, ti diletti in cibi dilicati, facendoti del ventre tuo dio. Nella lingua tua stanno disoneste e vane parole; con la quale lingua tu se' tenuto d'amonire il prossimo tuo e d'annunziare la parola mia e dire l'offizio col cuore e con la lingua tua, e Io non ne sento altro che puzza, giurando e spergiurando come se tu fussi uno barattiere, e spesse volte bastemmiandomi. Io sostenni che gli fussero legate le mani per sciogliere te e tutta l'umana generazione dal legame della colpa, e le mani tue sono unte e consecrate ministrando il santissimo Sacramento, e tu laidamente eserciti le mani tue in miserabili toccamenti.
Tutte le tue operazioni, le quali s'intendono per le mani, sono corrotte e dirizzate nel servizio del dimonio. O misero! e Io t'ò posto in tanta dignità perché tu serva solamente a me, te ed ogni creatura che à in sé ragione!
Io volsi che gli fussero confitti i piei, facendoti scala del corpo suo, e il costato aperto, acciò che tu vedessi il secreto del cuore. Io ve l'ò posto per una bottiga aperta dove voi potiate vedere e gustare l'amore ineffabile che Io v'ò, trovando e vedendo la natura mia divina unita nella natura vostra umana: ine vedi che'l sangue, il quale tu mi ministri, Io te n'ò fatto bagno per lavare le vostre iniquità. E tu del tuo cuore ài fatto tempio del dimonio. E l'affetto tuo, il quale è significato per li piei, non tiene né offera a me altro che puzza e vitoperio: i piei de l'affetto tuo non portano l'anima altro che ne' luoghi del dimonio. Sì che con tutto il corpo tuo tu percuoti il corpo del Figliuolo mio, facendo tu il contrario di quello che à fatto egli e di quello che tu e ogni creatura sete tenuti e obligati di fare.
Questi stormenti del corpo tuo ànno ricevuto il suono in male, perché le tre potenzie de l'anima sono congregate nel nome del dimonio, colà dove tu le debbi congregare nel nome mio. La memoria tua debba essere piena de' benefizi miei, i quali tu ài ricevuti da me, ed ella è piena di disonestà e di molti altri mali. L'occhio de l'intelletto el debbi ponere col lume della fede ne l'obietto di Cristo crocifisso unigenito mio Figliuolo, di cui tu se' fatto ministro; e tu gli ài posti dinnanzi delizie e stati e ricchezza del mondo, con misera vanità. L'affetto tuo debba solamente amare me senza alcuno mezzo, e tu l'ài posto miseramente in amare le creature, e nel corpo tuo; e i tuoi animali amarai più che me. E chi me'l dimostra? La tua impazienzia che tu ài verso di me quando Io ti tollesse la cosa che tu molto ami, e il dispiacimento che tu ài al prossimo tuo quando ti paresse ricevere alcuno danno temporale da lui, e odiandolo e bastemmiandolo ti parti dalla carità mia e sua. O disaventurato te! se' fatto ministro del fuoco della divina mia carità, e tu, per li tuoi propri e disordinati diletti, e per piccolo danno che ricevi dal prossimo tuo, la perdi.
O figliuola carissima, questa è una di quelle tre miserabili colonne che Io ti narrai.

dal "Dialogo della Divina Provvidenza" di Santa Caterina da Siena
(patrona d'Italia e d'Europa)

domenica 13 aprile 2014

la Regina e lo scacco matto...al Re


Credetemi, colui che giocando a scacchi non sa dispor bene i pezzi, 

giuocherà molto male: se non sa fare scacco, non farà neppure scacco matto... 

Voi certo mi biasimerete nel sentirmi parlare di giochi... 

Dicono che qualche volta gli scacchi sono permessi; 

a maggior ragione sarà permesso a noi di usarne ora la tattica. 

Anzi, se l’usassimo spesso non tarderemmo a fare scacco matto al Re divino... 

A scacchi la guerra più accanita il re deve subirla dalla regina, 

benché vi concorrano da parte loro anche gli altri pezzi. 

Orbene non vi è regina che più obblighi alla resa il Re del cielo quanto l’umiltà. 


dal Cammino di Perfezione di santa Teresa d'Avila

venerdì 4 aprile 2014

la caccia dei cervi ... cotti e arrostiti

Il penitente, attento esploratore, fatto in questo modo il giro, deve subito accendere la lampada che arde e illumina (cf. Gv 5,35); in essa è indicata la contrizione, la quale, per il fatto che arde, per questo anche illumina. Infatti dice Isaia: “La luce d’Israe­le diverrà un fuoco e il suo Santo una fiamma; e sarà acceso e divorerà le sue spine e i suoi rovi in un giorno. La magnificenza della sua selva e del suo Carmelo sarà consumata dall’anima fino alla carne” (Is 10,17-18) .
Ecco che cosa fa la vera contrizione. Quando il cuore del peccatore si accende con la grazia dello Spirito Santo, brucia per il dolore e illumina per la cognizione di se stesso; e allora le spine, cioè la coscienza piena di triboli e di rimorsi, e i rovi, vale a dire la tormentosa lussuria, tutto viene distrutto, perché all’interno e all’esterno viene riportata la pace. E la magnificenza della selva, cioè del lusso di questo mondo, e del Carmelo, che s’inter­preta “molle”, e cioè la dissolutezza carnale, vengono estirpate dall’anima fino alla carne, poiché tutto ciò che c’è d’immondo, sia nell’anima che nel corpo, viene consumato dal fuoco della contrizione.
Fortunato colui che brucia e illumina con questa lampa­da, della quale dice Giobbe: “Lampada disprezzata nel pensiero dei ricchi, preparata per il tempo stabilito” (Gb 12,5). I pensieri dei ricchi di questo mondo sono: custo­dire le cose conquistate e sudare nel conquistarne altre; e perciò raramente o mai si trova in essi la vera contrizio­ne; essi la disdegnano perché fissano l’animo nelle cose transitorie. Infatti mentre perseguono con tanto ardore il piacere delle cose temporali, dimenticano la vita dell’ani­ma, che è la contrizione, e così vanno incontro alla morte.
Dice la Storia Naturale che la caccia ai cervi si fa in questo modo. Due uomini partono, e uno di loro zufola e canta: allora il cervo segue il canto perché ne è attrat­to; intanto il secondo scocca la freccia, lo colpisce e lo uccide. Nello stesso modo viene data la caccia ai ricchi. I due cacciatori sono il mondo e il diavolo. Il mondo davanti al ricco zufola e canta, perché gli mostra e gli promette i piaceri e le ricchezze; e mentre quello stolto lo segue incantato, perché in quelle cose trova diletto, viene ucciso dal diavolo e portato nella cucina dell’inferno per esservi cotto e arrostito.

Dai Sermoni di Sant'Antonio di Padova

venerdì 14 marzo 2014

una casa in rovina...

"Era già del tutto mutato nel cuore e prossimo a divenirlo anche nel corpo, 
quando, un giorno, passò accanto alla chiesa di San Damiano, 
quasi in rovina e abbandonata da tutti.
Condotto dallo Spirito, entra a pregare, si prostra supplice e devoto 
davanti al Crocifisso e, toccato in modo straordinario dalla grazia divina, 
si ritrova totalmente cambiato. 
Mentre egli è così profondamente commosso, all’improvviso 
– cosa da sempre inaudita – l’immagine di Cristo crocifisso, 
dal dipinto gli parla, movendo le labbra.
“Francesco, - gli dice chiamandolo per nome – va’, 
ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”.
Francesco è tremante e pieno di stupore, e quasi perde i sensi a queste parole. 
Ma subito si dispone ad obbedire e si concentra tutto su questo invito. 
Ma, a dir vero, poiché neppure lui riuscì mai ad esprimere 
l’ineffabile trasformazione che percepì in se stesso, 
conviene anche a noi coprirla con un velo di silenzio.
Da quel momento si fissò nella sua anima santa la compassione del Crocifisso e, 
come si può piamente ritenere, le venerande stimmate della Passione, 
quantunque non ancora nella carne, gli si impressero profondamente nel cuore."


Dalla Vita Seconda di San Francesco 
di fra Tommaso da Celano 
(2C 10: FF 593-594)


martedì 25 febbraio 2014

proposte, consigli e soluzioni diverse


Quanto poi alle cose di cui mi avete scritto, 
è cosa buona per l'uomo non toccare donna;
tuttavia, per il pericolo dell'incontinenza, 
ciascuno abbia la propria moglie e ogni donna il proprio marito.

Il marito compia il suo dovere verso la moglie; 
ugualmente anche la moglie verso il marito.
La moglie non è arbitra del proprio corpo, ma lo è il marito; 
allo stesso modo anche il marito non è arbitro del proprio corpo, ma lo è la moglie.

Non astenetevi tra voi se non di comune accordo e temporaneamente, 
per dedicarvi alla preghiera, e poi ritornate a stare insieme, 
perché satana non vi tenti nei momenti di passione.
Questo però vi dico per concessione, non per comando.

Vorrei che tutti fossero come me; 
ma ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro.

Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io;
ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere.

Agli sposati poi ordino, non io, ma il Signore: 
la moglie non si separi dal marito - e qualora si separi, 
rimanga senza sposarsi o si riconcili con il marito - e il marito non ripudi la moglie.

Agli altri dico io, non il Signore: se un nostro fratello ha la moglie non credente 
e questa consente a rimanere con lui, non la ripudi;
e una donna che abbia il marito non credente, 
se questi consente a rimanere con lei, non lo ripudi:
perché il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente 
e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente; 
altrimenti i vostri figli sarebbero impuri, mentre invece sono santi.

Ma se il non credente vuol separarsi, si separi; in queste circostanze il fratello
o la sorella non sono soggetti a servitù; Dio vi ha chiamati alla pace!
E che sai tu, donna, se salverai il marito? 
O che ne sai tu, uomo, se salverai la moglie?

Fuori di questi casi, ciascuno continui a vivere secondo la condizione 
che gli ha assegnato il Signore,così come Dio lo ha chiamato; 
così dispongo in tutte le chiese.

Qualcuno è stato chiamato quando era circonciso? Non lo nasconda!
È stato chiamato quando non era ancora circonciso? Non si faccia circoncidere!

La circoncisione non conta nulla, e la non circoncisione non conta nulla;
conta invece l'osservanza dei comandamenti di Dio.

Ciascuno rimanga nella condizione in cui era quando fu chiamato.
Sei stato chiamato da schiavo? Non ti preoccupare;
ma anche se puoi diventare libero, profitta piuttosto della tua condizione!
Perché lo schiavo che è stato chiamato nel Signore, 
è un liberto affrancato del Signore!
Similmente chi è stato chiamato da libero, è schiavo di Cristo.

Siete stati comprati a caro prezzo: non fatevi schiavi degli uomini!
Ciascuno, fratelli, rimanga davanti a Dio in quella condizione 
in cui era quando è stato chiamato.
Quanto alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio,
come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia.

Penso dunque che sia bene per l'uomo, 
a causa della presente necessità, di rimanere così.

Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. 
Sei sciolto da donna? Non andare a cercarla.
Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato.
Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella carne, e io vorrei risparmiarvele.

Questo vi dico, fratelli: il tempo ormai si è fatto breve;
d'ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l'avessero;
coloro che piangono, come se non piangessero 
e quelli che godono come se non godessero;
quelli che comprano, come se non possedessero;
quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno:
perché passa la scena di questo mondo!

Io vorrei vedervi senza preoccupazioni: chi non è sposato si preoccupa
delle cose del Signore, come possa piacere al Signore;
chi è sposato invece si preoccupa
delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso!
Così la donna non sposata, come la vergine, si preoccupa
delle cose del Signore, per essere santa nel corpo e nello spirito;
la donna sposata invece si preoccupa
delle cose del mondo, come possa piacere al marito.

Questo poi lo dico per il vostro bene, non per gettarvi un laccio,
ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi tiene uniti al Signore senza distrazioni.

Se però qualcuno ritiene di non regolarsi convenientemente 
nei riguardi della sua vergine,
qualora essa sia oltre il fiore dell'età, e conviene che accada così,
faccia ciò che vuole: non pecca. Si sposino pure!
Chi invece è fermamente deciso in cuor suo, 
non avendo nessuna necessità, ma è arbitro della propria volontà, 
ed ha deliberato in cuor suo di conservare la sua vergine, fa bene.

In conclusione, colui che sposa la sua vergine fa bene 
e chi non la sposa fa meglio.

La moglie è vincolata per tutto il tempo in cui vive il marito;
ma se il marito muore è libera di sposare chi vuole, 
purché ciò avvenga nel Signore.

Ma se rimane così, a mio parere è meglio; 
credo infatti di avere anch'io lo Spirito di Dio.

                                                                               San Paolo di Tarso
                                                                                 (1Cor, 7)


lunedì 17 febbraio 2014

a causa del "verso"... questioni diverse


...Nessun uomo diventa peggiore per opera di un uomo sapiente. 
Questa non è affatto una colpa insignificante: 
anzi è così grande che non può trovarsi in un uomo sapiente.
Dio però è più eccellente di qualunque uomo sapiente.

Molto meno quindi l’uomo diviene peggiore per opera di Dio, 
poiché la volontà di Dio è molto più eccellente di quella dell’uomo sapiente. 
Quando poi si dice che è l’autore, s’intende che egli vuole. 

È dunque per colpa della volontà che l’uomo diventa peggiore. 
Se questo vizio, come insegna la ragione, è assolutamente estraneo 
alla volontà di Dio, bisogna cercare dove si trova...

...La causa della perversione dell’uomo si trova in lui 
o in qualcun altro o nel nulla. 

Se nel nulla, non c’è una causa. 
Ma se nel nulla s’intende che l’uomo è stato tratto dal nulla 
o dagli elementi che sono stati fatti dal nulla, 
la causa allora sarà ancora in lui, perché il nulla è, per così dire, la sua materia. 

Se la causa è in un altro, chiedersi è in Dio o in qualche altro uomo, 
oppure in qualcosa che non sia né Dio né uomo. 
Di certo non è in Dio, perché Dio è la causa dei beni.

Se dunque è nell'uomo, o c’è per forza o per convinzione. 
Per forza non è assolutamente possibile, 
perché non c’è causa più potente di Dio. 
Dio ha infatti creato l’uomo così perfetto che, se vuole rimanere ottimo, 
non ne sarebbe impedito dall'opposizione di alcuno. 

Se invece ammettiamo che l’uomo può pervertirsi per consiglio di un altro uomo, 
bisognerà cercare di nuovo da chi è stato pervertito lo stesso cattivo consigliere. 
È infatti impossibile che non sia cattivo un tale consigliere. 

Resta un non so che d’indefinito, che non sia né Dio né uomo: 
ma qualunque cosa sia, o ha usato la forza o la persuasione. 

Riguardo alla forza si risponderà come sopra; 
invece, qualunque sia il motivo della persuasione, 
poiché il consiglio non costringe chi non vuole, 
la causa della sua perversione ricade nella stessa volontà dell’uomo, 
sia o non sia stato pervertito dal consiglio di qualcuno.

Sant'Agostino d'Ippona                      
     

martedì 28 gennaio 2014

Consigli ad un giovane...


Non pretendere di avventurarti subito in mare aperto,

ma cerca di giungervi attraverso i ruscelli

perché bisogna passare dal più facile al più difficile.

Cerca di mantenere sempre pura la coscienza.

Sforzati di evitare i discorsi inutili.

Accetta tutto ciò che ascolti di buono,

indipendentemente dalla persona che ti parla.

Sforzati di comprendere ciò che leggi o che senti.

Cerca di chiarire i tuoi dubbi.

Studiati di ricordare tutto ciò che puoi.

Cerca di imitare gli esempi delle persone rette.

Non trascurare la preghiera.

Ama il raccoglimento.

Sii cordiale con tutti.

  San Tommaso d'Aquino