Niente impedisce che certe virtù, pur non essendo tra le più importanti
in senso assoluto e in tutto e per tutto, lo siano in un determinato genere.
Ora, non è possibile che la clemenza e la mansuetudine
siano le virtù più importanti in senso assoluto.
Poiché il loro vanto sta nel ritrarre dal male,
in quanto diminuiscono l'ira e il castigo.
Ed è cosa più perfetta conseguire il bene che evitare il male.
Perciò le virtù che direttamente ordinano al bene,
come la fede, la speranza e la carità, nonché la prudenza e la giustizia,
sono superiori in senso assoluto alla clemenza e alla mansuetudine.
Ma in senso relativo niente impedisce che queste ultime
abbiano una certa superiorità tra le virtù
che resistono ai sentimenti cattivi.
L'ira infatti, per la sua virulenza,
che viene moderata dalla mansuetudine,
è l'ostacolo più grave a che la ragione umana
giudichi liberamente la verità.
Per questo è soprattutto la mansuetudine a rendere l'uomo padrone di sé;
di qui le parole dell'Ecclesiastico:
"Figliolo, custodisci nella mansuetudine l'anima tua".
Le concupiscenze relative ai piaceri del tatto
sono però più vergognose e più insistenti:
per questo è posta tra le virtù principali la temperanza,
come sopra abbiamo spiegato.
La clemenza invece, col diminuire i castighi,
si avvicina assai alla carità, che è la virtù più importante,
e con la quale facciamo del bene al prossimo e ne alleviamo il male.
[...]
La mansuetudine e la clemenza
rendono accetti a Dio e agli uomini
in quanto, con l'evitare il male del prossimo,
concorrono a un medesimo effetto con la carità
che è la più grande delle virtù.
San Tommaso d'Aquino, Summa teologica, II-II, q.157, a.4