sabato 26 marzo 2016

... illuminerò tutti quelli che sperano nel Signore

Alla discesa di Cristo agli inferi
tutti quelli che si trovavano in qualsiasi parte dell'inferno 
in una maniera o in un'altra tutti furono visitati: 
alcuni però per loro consolazione e liberazione; 
e altri, cioè i dannati, per loro condanna e confusione. 
Ecco perché Isaia aggiunge nel passo citato: 
"Arrossirà la luna, e si vergognerà il sole, ecc.".
 [...]

"Penetrerò in tutte le parti inferiori della terra,
getterò lo sguardo su tutti i  dormienti,
e illuminerò tutti quelli che sperano nel Signore".


San Tommaso d'Aquino, Somma Teologica, III, q. 52, a. 6
Dal libro del Siracide 24, 17-21.38-32

mercoledì 16 marzo 2016

l'inferno: l'ultima pena di morte

L'inferno visto da Suor Faustina Kowalska

Kowalska Elena (Maria Faustina) 
nacque il 25 marzo 1955 a Glogowiec, in Polonia. 
Entrò nella Congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia. 
Per ordine suor Faustina Kowalska del suo Direttore spirituale 
scrisse il diario personale, che intitolò La Divina Misericordia nell'anima mia. 
Morì a trentatré anni il 5 ottobre 1938. 
Anche Suor Faustina Kowalska fece l'esperienza dell'inferno. 

Ecco come lei racconta l'evento: 

«Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell'inferno. 
È un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione 
spaventosamente grande. 

Queste le varie pene che ho visto: 
la prima pena, quella che costituisce l'inferno, è la perdita di Dio; 
la seconda, i continui rimorsi di coscienza; 
la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; 
la quarta pena è il fuoco che penetra l'anima, ma non l'annienta; 
è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale acceso dall'ira di Dio; 
la quinta pena è l'oscurità continua, un orribile soffocante fetore, 
e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro 
e vedono tutto il male degli altri e il proprio; 
la sesta pena è la compagnia continua di Satana; 
la settima pena è la tremenda disperazione, 
l'odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie. 

Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, 
ma questa non è la fine dei tormenti. 

Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. 
Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata 
in maniera tremenda e indescrivibile. 
Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, 
dove ogni supplizio si differenzia dall'altro. 

Sarei morta alla vista di quelle orribili torture,
se non mi avesse sostenuta l'onnipotenza di Dio. 
Il peccatore sappia che col senso col quale pecca 
verrà torturato per tutta l'eternità». 

E aggiunge: 

«Scrivo questo per ordine di Dio, 
affinché nessun'anima si giustifichi dicendo che l'inferno non c'è, 
oppure che nessuno sa come sia. 
Io, Suor Faustina Kowalska, 
per ordine di Dio sono stata negli abissi dell'inferno, 
allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l'inferno c'è. 
Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. 
Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, 
sono anime che non credevano che ci fosse l'inferno».


Estratto dall'opera di P. Antonio Di Monda o.f.m. intitolata 
L'inferno visto dai Santi, Associazione Cattolica Gesù e Maria, Palermo.

www.centrosangiorgio.com/armi_soprannaturali/inferno_visto_santi/inferno_visto_dai_santi.htm

lunedì 14 marzo 2016

il dono dell'amicizia


La carità è la forma di tutte le virtù. 

Sotto il suo influsso, 
la castità appare come una scuola del dono della persona. 
La padronanza di sé è ordinata al dono di sé. 
La castità rende colui che la pratica un testimone, 
presso il prossimo, della fedeltà e della tenerezza di Dio.

La virtù della castità si dispiega nell'amicizia. 
Indica al discepolo come seguire ed imitare 
colui che ci ha scelti come suoi amici, si è totalmente donato a noi 
e ci ha reso partecipi della sua condizione divina. 

La castità è promessa di immortalità.

La castità si esprime particolarmente nell'amicizia per il prossimo. 
Coltivata tra persone del medesimo sesso o di sesso diverso, 
l'amicizia costituisce un gran bene per tutti. 
Conduce alla comunione spirituale.

CCC, 2346-2347
http://www.vatican.va/archive/catechism_it/p3s2c2a6_it.htm

sabato 5 marzo 2016

... per ottenere le virtù

O Dio onnipotente, che conosci tutte le cose, 
che non hai principio né fine, che delle virtù sei il donatore, 
il conservatore e il rimuneratore, 
degnati di confermarmi col saldo fondamento della fede; 
di difendermi con l’inespugnabile scudo della speranza; 
di decorarmi con la veste nuziale della carità

Dammi di essere a te sottomesso per mezzo della Giustizia; 
di evitare le insidie diaboliche mediante la Prudenza; 
di tenere il giusto mezzo mediante la Temperanza.

Fa ch’io possa comunicare senza invidia 
il bene che ho a quelli che non l’hanno; 
non sdegnando di chiedere agli altri quello che a me manca.

Ch’io possa accusare con tutta schiettezza,
le colpe commesse, sopportando con animo non ribelle la pena dovuta.

Il bene del prossimo non susciti in me invidia alcuna,
e dei tuoi doni ti renda sempre grazie.

Nel vestire, nel camminare e in ogni mio atto 
sia sempre disciplinato.

Che possa ritrarre la lingua dai discorsi vani, 
impedire ai piedi di andare di qua e di là, 
raccogliere lo sguardo, che vorrebbe essere dissipato, 
chiudere gli orecchi ai vani rumori: inclinare umilmente il volto, 
elevare l’intelletto alla considerazione delle cose celesti: 
disprezzare i beni transitori, desiderare soltanto te: 
domare la carne, purificare la coscienza: 
onorare i santi, lodare te degnamente; 
far progresso nel bene, 
e gli atti buoni con un fine santo terminare.

Pianta, o Signore, in me la virtù, 
perché abbia trasporto per le cose divine, 
sia provvido circa i doveri umani, 
e non di peso a nessuno circa l’uso del mio corpo.

Dammi o Signore, una contrizione fervente, 
una confessione pura, una soddisfazione perfetta.

Degnati di ordinare il mio interno per mezzo di una buona vita, 
perché faccia quello che è decoroso, 
quello che serve di merito a me e di esempio al prossimo.

Che non desideri mai quelle cose che si fanno per insipienza, 
e che senta la nausea di tutto quello che si fa per pigrizia. 
Non sorga in me il desiderio d’incominciare qualche opera anzitempo né, 
una volta intrapresa, l’abbandoni prima di averla condotta a termine.

Così sia.

San Tommaso d'Aquino, Preghiera per ottenere le Virtù