lunedì 10 ottobre 2016

fede e opere: segno, frutto ... e merito


4.6 La certezza della salvezza

34. Insieme confessiamo che i credenti possono fare affidamento sulla misericordia e sulle promesse di Dio. Anche nella loro debolezza e nelle molteplici minacce che mettono in pericolo la loro fede, essi possono contare, in forza della morte e della resurrezione di Cristo, sulla promessa efficace della grazia di Dio nella Parola e nel sacramento ed essere così certi di questa grazia.

35. I riformatori hanno accentuato in modo particolare il fatto che, nella prova, il credente non deve rivolgere lo sguardo a se stesso, ma a Cristo e fare affidamento in modo totale soltanto su di lui. Riponendo così la sua fiducia nella promessa di Dio, egli è certo della sua salvezza, mentre non ne è mai certo se guarda a se stesso.

36. I cattolici possono condividere l’orientamento dei riformatori che consiste nel fondare la fede sulla realtà oggettiva della promessa di Cristo, a prescindere dalla personale esperienza e nel confidare unicamente nella promessa di Cristo (cfr. Mt 16, 19 ; 18, 18). Con il Concilio Vaticano II, i cattolici affermano che credere significa abbandonarsi interamente a Dio, che ci libera dalle tenebre del peccato e della morte e ci desta alla vita eterna. In questo senso l’uomo non può credere in Dio e contemporaneamente ritenere che la sua promessa non è affidabile. Nessuno può dubitare della misericordia di Dio e del merito di Cristo, allorché ciascuno può temere per la sua salvezza se considera le sue debolezze e le sue mancanze. Il credente, pur conoscendo i suoi fallimenti, può essere certo che Dio vuole la sua salvezza (cfr. fonti del cap. 4.6).

4.7 Le buone opere del giustificato

37. Insieme confessiamo che le buone opere — una vita cristiana nella fede nella speranza e nell’amore — sono la conseguenza della giustificazione e ne rappresentano i frutti. Quando il giustificato vive in Cristo e agisce nella grazia che ha ricevuto, egli dà, secondo un modo di esprimersi biblico, dei buoni frutti. Tale conseguenza della giustificazione è per il cristiano anche un dovere da assolvere, in quanto egli lotta contro il peccato durante tutta la sua vita ; per questo motivo Gesù e gli scritti apostolici esortano i cristiani a compiere opere d’amore.

38. Secondo la concezione cattolica, le buone opere, compiute per mezzo della grazia e dell’azione dello Spirito Santo, contribuiscono ad una crescita nella grazia, di modo che la giustizia ricevuta da Dio è preservata e la comunione con Cristo approfondita. Quando i cattolici affermano il «carattere meritorio» delle buone opere, essi intendono con ciò che, secondo la testimonianza biblica, a queste opere è promesso un salario in cielo. La loro intenzione è di sottolineare la responsabilità dell’uomo nei confronti delle sue azioni, senza contestare con ciò il carattere di dono delle buone opere, e tanto meno negare che la giustificazione stessa resta un dono immeritato della grazia.

39. Anche nei luterani si riscontra il concetto di una preservazione della grazia e di una crescita nella grazia e nella fede. Anzi, essi sottolineano che la giustizia in quanto accettazione da parte di Dio e partecipazione alla giustizia di Cristo, è sempre perfetta. Al tempo stesso affermano che i suoi effetti possono crescere nella vita cristiana. Considerando le buone opere del cristiano come «frutti» e «segni» della giustificazione e non «meriti» che gli sono propri, essi comprendono, allo stesso modo, conformemente al Nuovo Testamento, la vita eterna come «salario» immeritato nel senso del compimento della promessa di Dio ai credenti (cfr. Fonti del cap. 4.7).

http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/chrstuni/documents/
rc_pc_chrstuni_doc_31101999_cath-luth-joint-declaration_it.html#_ftn8



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