Capacità di integrare
Erich Przywara, nella sua magnifica opera L’idea di Europa,
ci sfida a pensare la città come un luogo di convivenza
tra varie istanze e livelli.
tra varie istanze e livelli.
Egli conosceva quella tendenza riduzionistica
che abita in ogni tentativo di pensare e sognare il tessuto sociale.
La bellezza radicata in molte delle nostre città
si deve al fatto che sono riuscite a conservare nel tempo
le differenze di epoche, di nazioni, di stili, di visioni.
Basta guardare l’inestimabile patrimonio culturale di Roma
per confermare ancora una volta che la ricchezza
e il valore di un popolo si radica proprio nel saper articolare
tutti questi livelli in una sana convivenza.
I riduzionismi e tutti gli intenti uniformanti,
lungi dal generare valore, condannano i nostri popoli a una crudele povertà:
quella dell’esclusione.
E lungi dall’apportare grandezza, ricchezza e bellezza,
l’esclusione provoca viltà, ristrettezza e brutalità.
Lungi dal dare nobiltà allo spirito, gli apporta meschinità.
Le radici dei nostri popoli, le radici dell’Europa
si andarono consolidando nel corso della sua storia
imparando a integrare in sintesi sempre nuove le culture più diverse
e senza apparente legame tra loro.
L’identità europea è, ed è sempre stata,
un’identità dinamica e multiculturale.
L’attività politica sa di avere tra le mani
questo lavoro fondamentale e non rinviabile.
questo lavoro fondamentale e non rinviabile.
Sappiamo che «il tutto è più delle parti, e anche della loro semplice somma»,
per cui si dovrà sempre lavorare per
«allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande
che porterà benefici a tutti noi»
(Esort. ap. Evangelii gaudium, 235).
Siamo invitati a promuovere un’integrazione che trova nella solidarietà
il modo in cui fare le cose, il modo in cui costruire la storia.
Una solidarietà che non può mai essere confusa con l’elemosina,
ma come generazione di opportunità perché tutti gli abitanti delle nostre città
– e di tante altre città – possano sviluppare la loro vita con dignità.
Il tempo ci sta insegnando che non basta il solo
inserimento geografico delle persone,
ma la sfida è una forte integrazione culturale.
In questo modo la comunità dei popoli europei
potrà vincere la tentazione di ripiegarsi su paradigmi unilaterali
e di avventurarsi in “colonizzazioni ideologiche”;
riscoprirà piuttosto l’ampiezza dell’anima europea,
nata dall’incontro di civiltà e popoli,
più vasta degli attuali confini dell’Unione
e chiamata a diventare modello di nuove sintesi e di dialogo.
Il volto dell’Europa non si distingue infatti
nel contrapporsi ad altri,
ma nel portare impressi i tratti di varie culture
e la bellezza di vincere le chiusure.
Senza questa capacità di integrazione
le parole pronunciate da Konrad Adenauer nel passato
risuoneranno oggi come profezia di futuro:
«Il futuro dell’Occidente non è tanto minacciato
dalla tensione politica, quanto dal pericolo della massificazione,
della uniformità del pensiero e del sentimento;
in breve, da tutto il sistema di vita, dalla fuga dalla responsabilità,
con l’unica preoccupazione per il proprio io».
CONFERIMENTO DEL PREMIO CARLO MAGNO.
DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO.
Sala Regia, Venerdì, 6 maggio 2016
http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/may/
documents/papa-francesco_20160506_premio-carlo-magno.html
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