giovedì 7 novembre 2013

un'altra eredità: un'ancora

C'era una volta una giovane ricca di talenti che andò via da casa in cerca di lavoro e dopo tanto vagare, dopo aver conosciuto la miseria e la povertà, ebbe la fortuna di conoscere un ricco amministratore, amico del padre della giovane dal quale lui stesso aveva avuto tutto in dono. 
La mise prima a capo di un'area dell'azienda, poi via via notando il suo talento la pose accanto a sé, affidandole la gestione dei suoi averi. Tuttavia malgrado la serietà e l'impegno professionale della giovane, a seguito della vita dissoluta dell'amministratore e di una crisi economica mondiale, l'azienda andò in crisi. 
La giovane, sempre ricca di talenti, legata professionalmente all'amministratore dissoluto e fallito ereditò l'azienda, con le proprietà e tutti i suoi debiti.
Il padre della giovane seppe della disgrazia in cui venne a trovarsi la figlia onesta e mandò il fratello maggiore, come buon amministratore, perché andasse in aiuto della sorella liberandola dall'angoscia in cui si trovava a causa del debito ereditato dall'amministratore disonesto. Il fratello maggiore solo dopo aver sanato il debito con le ricchezze di famiglia, sarebbe potuto tornare con la sorella alla casa del padre per godere dell'amore vero dei cari, nella semplicità e nella ricchezza.
La giovane senza colpa aveva ereditato dall'amministratore disonesto un grosso debito e malgrado l'impegno le era impossibile vivere felice. Solo l'intervento del fratello maggiore, per amore del padre, poté colmare il debito ereditato da un'estraneo e consentire alla giovane di vivere una vita felice, nella ricchezza che un'onesta vita di famiglia assicura davanti a Dio e al prossimo, nel giusto possesso dei beni necessari al sostentamento ed ad una buona vita, pur nelle difficoltà quotidiane...
In modo semplice, serio e con un senso cristiano, è possibile tornare a riflettere sulla questione del male e sul mistero del peccato originale. Potremo serenamente accogliere il dogma della natura innocente di un bimbo ferita dal peccato originale, ereditato da Adamo, soltanto se nella nostra mente sarà presente nella fede la certezza che siamo figli adottivi di un Dio Creatore che è Padre e ci ama, tanto da mandare il figlio unigenito per la nostra salvezza. 
Quando manca la certezza della fede le parole si moltiplicano e i discorsi si complicano fino a fare confusione: solo nella fede possiamo accogliere il dono di grazia del battesimo, come un eredità che Dio Padre ri-dona gratuitamente ai suoi figli adottivi, per liberarli da un male o da un debito disgraziatamente ereditato da un cattivo amministratore... 
Riconoscere che una natura buona e innocente può essere ferita dal male provocato anche indirettamente dai vicini, aiuta a comprendere l'amore di un Padre che, conoscendo il dolore e la sofferenza di un figlio innocente e ferito, liberamente, gratuitamente e per amore manda il figlio più grande in aiuto del figlio adottivo più piccolo per salvarlo dal male, riportarlo a casa, per godere del vero bene e della vera ricchezza nella sua vera famiglia. 

1 commento: