martedì 1 settembre 2015

la possibilità di non morire

Se la caratteristica dell’immortalità 
non appartiene per sé alla natura umana, 
come è possibile che l’uomo sia immortale? 
O che è lo stesso, è possibile che l’immortale diventi mortale?

A queste domande Agostino così risponde: 
la possibilità riposa sul fatto che ci sia un essere che, 
nello stesso tempo, sia Creatore e creatura, 
Immortale per sé e mortale per accidens, 
cioè che abbia in sé le proprietà specifiche dei due esseri, 
quello divino e quello umano . 

Al pensiero che un Dio diventi uomo e un uomo diventi Dio, 
l’uomo smarrisce il suo orientamento 
e si affida unicamente alla logica del mistero.

Di fronte a questo quesito, 
i Padri sono dell’avviso che il mistero 
per realizzarsi deve seguire la logica di Dio, 
e cioè che Dio diventi prima uomo, 
e poi l’uomo può diventare Dio, perché non è possibile che l’uomo, 
per sé è mortale, diventi da solo Dio. 
E’ necessario prima che Dio, per sé immortale, diventi uomo, 
così che l’uomo possa essere elevato alla dignità divina 
e quindi anche alla caratteristica dell’immortalità.

Così infatti scrive Ireneo: 
«Per il fatto che il Verbo di Dio si è fatto uomo, 
egli è contemporaneamente Figlio di Dio e Figlio dell’uomo, 
affinché l’uomo, unito al Verbo di Dio 
e ricevendo l’adozione, diventa Figlio di Dio» .

[...]

In altri termini, se Dio ha deciso nella sua liberissima volontà 
di elevare l’uomo alla gloria e quindi all’immortalità, 
doveva anche fornire il mezzo adatto per conseguirla, 
cioè metterlo nelle condizioni oggettive 
di poter raggiungere con la grazia il suo fine ultimo. 

Unico mezzo possibile è quello dell’unione ipostatica, 
per la quale Dio assume l’uomo 
e l’uomo può diventare Dio nella Persona che lo personalizza. 
Solo attraverso l’unione ipostatica tra Dio e uomo 
c’è scambio di caratteristiche essenziali, come quella dell’immortalità. 
L’immortalità per sé del Verbo 
viene comunicata anche alla natura umana, 
personalizzata dalla Persona del Verbo.

[...]
La natura umana di Cristo, perciò, non diviene per sé immortale, 
ma, conservando la sua mortalità, acquista l’esigenza all’immortalità.
Tale interpretazione poggia sulle testimonianze dei Padri.

[...]

l’uomo è stato creato mortale o immortale?
A questo delicato quesito, i Padri sono unanimi 
nel ritenere che Adamo, e in lui ogni uomo, 
non fu creato né mortale né immortale, 
ma fu creato indifferente, 
cioè nella natura per sé mortale Dio ha posto un seme per sé immortale, 
e tutto dipendente dalla scelta di Adamo o dell’uomo. 

Il “seme d’immortalità” è dato dall’”immagine” a Cristo. 
E poiché non si può ammettere in Dio un prima e poi, 
se non soltanto a livello logico, si deve concludere dicendo 
che Adamo si è costituito nella sua realtà ontologica, 
mortale o immortale, 
in forza della sua scelta di fede radicale fatta a Cristo. 

Nell’uomo, l’immagine di Cristo può dirsi “naturale”, 
in quanto è stata inserita nella natura e con la natura, 
all’istante della creazione, e non dalla natura; 
e anche “soprannaturale”, in quanto insieme all’anima 
costituisce la stessa naturale natura umana. 

Ciò significa che la prima grazia santificante 
non trasformava la natura umana da mortale a immortale, 
ma le concedeva soltanto la possibilità di non morire.

Il Verbo, assumendo la natura umana, 
si è fatto in tutto simile all’uomo eccetto il peccato, 
cioè ha assunto un corpo “mortale” per legge di natura, 
ma “immortale” per l’immagine di Cristo. 

Cristo, pertanto, aveva la possibilità di non morire, 
eppure ha voluto subire l’umiliazione della morte, 
per sconfiggere la stessa morte con e nella sua morte libera e volontaria. 
Onde Paolo può scrivere: 
«La morte è stata ingoiata per la vittoria» .

In breve, la realtà dell’immortalità alla luce di Cristo 
si rivela un vero e proprio mistero. 
Solo per Cristo le creature partecipano dell’immortalità. 
E poiché l’immortalità è prerogativa esclusiva della divinità, 
le creature vi partecipano soltanto in forza dell’unione ipostatica. 
Cristo partecipa all’uomo l’immagine sua di Dio, 
da cui scaturisce l’immortalità e la beatitudine. 
Pur ricevendo l’immortalità, 
non tutte le creature ricevono la beatitudine finale.

http://www.centrodunsscoto.it/Il_Cristocentrismo_di_Giovanni_Duns_Scoto.htm

Nessun commento:

Posta un commento