sabato 19 settembre 2015

mezzo incitrullito ... dotto e intelligente

Ma Giuseppe, che palesava essere un mezzo incitrullito, 
fu rimandato a casa. 
I coetanei, quelli più aspri e pungenti, 
non mancarono di affibiargli il soprannome di 
“Pippi boccaperta” 
per averlo sorpreso più volte con la bocca semichiusa 
e le braccia aperte in forma di croce 
dinanzi alle immagini sacre della chiesa di San Francesco. 

In realtà, questo era il preludio delle sue mistiche ascensioni.

Più tardi si rivolse ai Riformati di Casole, 
ma nemmeno questi vollero saperne della sua vocazione. 
Non rimanevano che i Cappuccini dove fu accettato in qualità di fratello laico. 
Stette prima a Copertino e poi a Martina Franca, 
dove fu mandato per l’anno di noviziato. 
Qui vestì il saio e lo chiamarono fra Stefano. 
Era il 1620. 
Un giorno, però, il maestro di noviziato lo chiamò 
per dirgli di tornare al mondo perché non era vocato per quell’Ordine 
in quanto cagionevole di salute, sempre distratto 
al punto da apparire un pò demente. 
Amareggiato, deluso, scalzo e seminudo 
partì da Martina Franca per raggiungere la sua Copertino.

[...]

La sua povertà, ma soprattutto la fama 
dell’indiscutibile carica umanitaria, 
la sua eccezionale fede religiosa e i suoi prodigi 
superarono i confini cittadini e quelli provinciali. 
La sua prima levitazione è documentata il 4 ottobre 1630 
al rientro in chiesa della processione di San Francesco. 
Giuseppe, infatti, si sollevò da terra fino all'altezza del pulpito, 
immobile sotto gli occhi di una folla in delirio. 
Da allora la sua vita cambiò. Le estasi divennero sempre più frequenti.

[...]

A Giuseppe obbedivano non solo gli uomini, ma anche gli animali. 
Cominciò a profondere miracoli 
i quali si pubblicano per la prima volta da Domenico Andrea Rossi nel 1767. 
Il Ministro Generale dei Minori Conventuali, infatti, 
in quell'anno, per i torchi di Giovanni Zampei, dette alle stampe il 
“Compendio della vita, virtù e miracoli di S. Giuseppe di Copertino”. 
Ma la diffusione dei suoi miracoli non tardò a richiamare 
l’attenzione del Sant'Offizio di Napoli. 
Le accuse partirono da Giovinazzo dove il Nostro, 
al termine di una levitazione fu accusato di truffa.
Sicchè il 26 maggio 1636 partì l’accusa formale. 
Secondo la procedura il fascicolo fu inviato a Roma 
dove la commissione cardinalizia del tribunale inquisitoriale 
discusse il caso.

Nel 1638 a Napoli iniziò il suo calvario. 
In attesa di nuove prove di santità fu deciso di tenerlo segregato 
e fu mandato esule e triste ad Assisi. 
Era il 1643 e i suoi miracoli si susseguivano anche in Assisi 
dove gli fu consegnata la cittadinanza onoraria. 
Era il 4 agosto del ’43. 
Ad Assisi padre Giuseppe visse quattordici anni 
e rivelò anche in quella città le sue doti profetiche 
tra cui la morte di Urbano VIII anticipata tre giorni prima. 
Ultimo carisma fu quello della scienza. 
Semplice di lingua, zoppicante in calligrafia, trepido nella lettura, 
ma quando parlava di Dio 
“aveva tanta fecondia nei discorsi teologici 
che pareva dotto e intelligente”.

http://www.sangiuseppedacopertino.it/home/la-storia/san-giuseppe-da-copertino/

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