martedì 31 maggio 2016

... assomiglia alla natura


La stessa persona non può essere insieme 
saggia e incontinente, 
giacché si è dimostrato che 
il saggio è insieme uomo di valore anche nel comportamento. 

Inoltre, uno è saggio non solo per il fatto 
di possedere un sapere teorico, 
ma anche per l’essere capace di metterlo in pratica: 

ma l’incontinente non è capace di metterlo in pratica. 

Nulla, invece, impedisce che l’uomo abile sia incontinente, 
ed è per questo che talora alcuni sono ritenuti saggi ma incontinenti, 
perché l’abilità differisce dalla saggezza 
nel modo esposto nei nostri primi ragionamenti, 
nel senso che sono vicini secondo la definizione, 
ma differiscono per via della scelta. 

L’incontinente, quindi, 
non è come quello che conosce e contempla, 
ma come colui che dorme o è ubriaco. 

E agisce volontariamente 
(infatti, sa in qualche modo che cosa sta facendo 
ed in vista di che cosa lo fa), 
ma non è cattivo: 
la scelta, infatti, è buona; 
per conseguenza, è cattivo a metà. 

E non è ingiusto, giacché non è subdolo. 
Infatti, dei due tipi di incontinenti, 
l’uno non persiste in ciò che ha deliberato, 
mentre l’altro, il tipo eccitabile, non delibera affatto. 

E così l’uomo incontinente assomiglia ad una città 
che decreta tutto ciò che si deve ed ha buone leggi, 
ma non le applica per niente, 
come diceva, scherzando, 
Anassandride:

"Lo voleva la città, cui non importa nulla delle leggi".

L’uomo cattivo, invece, 
assomiglia ad una città che applica le leggi, 
ma ne applica di cattive. 

L’incontinenza e la continenza 
riguardano ciò che costituisce un eccesso 
rispetto alla disposizione di carattere della massa: 

il continente, infatti, persevera di più, 
l’incontinente di meno di quanto sia 
nella possibilità della maggioranza degli uomini. 

Dei due tipi di incontinenza, 
quello da cui sono affetti gli uomini eccitabili 
è più facilmente correggibile che non quello di coloro che, 
sì, deliberano, ma non perseverano, 
e gli incontinenti per abitudine 
sono più facilmente correggibili di quelli che lo sono per natura. 

Infatti, è più facile cambiare un’abitudine che non la natura: 
è proprio per questo che anche l’abitudine 
è difficile da cambiare, 
perché assomiglia alla natura, 
come dice anche Eveno:

"Affermo che l’abitudine è un lungo esercizio, o amico, 
e che, dunque, questo finisce 
con l’essere per gli uomini come una natura".

Aristotele, Etica Nicomachea, Libro VII, 10
http://www.filosofico.net/eticaanicomaco7.htm

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