giovedì 2 giugno 2016

per analogia con i corpi


... l‘oggetto proprio dell‘intelletto umano unito al corpo 
sono le essenze o nature che hanno la loro sussistenza 
nella materia corporea; 

e mediante queste essenze delle realtà visibili 
l‘uomo può salire a una certa conoscenza delle realtà invisibili. 

Ora, la nozione stessa di queste nature esige che esse abbiano
concreta sussistenza in determinati individui; 
e ciò non può verificarsi senza la materia. 

Così la nozione della natura della pietra richiede 
la sussistenza concreta di essa in questa determinata pietra; 
e quella della natura del cavallo richiede
la sussistenza concreta in un dato cavallo, e così via. 

Non si può quindi conoscere
in maniera completa e vera la natura della pietra, 
o di qualsiasi altra realtà materiale, 
se non la si conosce nella sua esistenza particolare e concreta.

Ora, noi raggiungiamo il particolare mediante il senso e l‘immaginativa.

Quindi, affinché l‘intelletto possa conoscere il proprio oggetto, 
è necessario che si volga ai fantasmi, 
e apprenda così la natura universale esistente nel particolare. 

— Se invece l‘oggetto proprio del nostro intelletto fosse costituito
dalle forme separate, oppure se le nature delle realtà sensibili avessero
una loro sussistenza indipendentemente dagli enti particolari, 
come volevano i Platonici, 
allora non sarebbe necessario per il nostro intelletto volgersi 
ai fantasmi ogni volta che intende.


Le idee conservate nell‘intelletto possibile,
quando non c‘è intellezione attuale, esistono in esso allo stato di abiti, 
come si è spiegato [q. 79, a. 6]. 

Quindi la conservazione delle specie intelligibili
non basta per l‘intellezione attuale, 
ma è necessario che ce ne serviamo nel modo che conviene 
alle cose di cui sono le specie, 
le quali cose sono nature esistenti 
in enti particolari e concreti.

Il fantasma stesso è un‘immagine della cosa particolare, 
perciò l‘immaginativa non ha bisogno, 
come l‘intelletto, 
di un‘altra immagine del particolare.

Gli esseri immateriali, di cui non si possono avere dei fantasmi, 
sono conosciuti da noi per analogia con i corpi sensibili, 
di cui abbiamo i fantasmi.

Così noi conosciamo la verità [in astratto] 
considerando un oggetto qualsiasi 
di cui investighiamo la verità; 

conosciamo invece Dio quale causa [prima] 
per via di eminenza e di negazione, 
come insegna Dionigi [De div.nom. 1]; 
e anche le altre sostanze immateriali, nella vita presente, 
non possiamo conoscerle se non per via di negazione, 
o per una certa analogia con il mondo dei corpi. 

Quindi anche quando abbiamo una qualche idea di tali oggetti, 
che pure non possono avere fantasmi che li rappresentino, 
siamo nella necessità di rivolgerci ai fantasmi dei corpi.

S. Tommaso D'Aquino, Somma Teologica, q.84, a.7

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