martedì 17 settembre 2013

"e pur si muove"!

Se è vero che "non è possibile che una cosa sia e non sia nello stesso tempo e dallo stesso punto di vista", allora è possibile che una persona in momenti diversi possa dire qualcosa, che se dicesse nello stesso momento e dallo stesso punto di vista risulterebbe contraria o contraddittoria: "e pur si muove"!

Se si vuol dire qualcosa a interlocutori diversi con l'intento di comunicare qualcosa o voler persuadere su qualcosa, sicuramente sarà necessario utilizzare modalità di comunicazione diversa pur non perdendo di vista il contenuto del messaggio nella sua interezza: sta all'astuzia dell'interlocutore voler cogliere il senso del discorso e rispondere o agire in modo adeguato alle circostanze, sempre nella libertà di espressione o azione a cui segue una responsabilità personale relativa, nel bene o nel male, all'atto compiuto.

Il passare del tempo, a quanto pare, obbliga ciascun interlocutore sia in un colloquio a due che di gruppo a prendere posizione in modo determinato, chiaro e preciso: se si vuol tentare di mantenere un atteggiamento aperto al dialogo non è consigliabile cercare di difendere una posizione in modo "statico"; piuttosto, diventa necessario al fine di non perdere il "ruolo di interlocutore", più o meno privilegiato, difendere una posizione in modo "dinamico"... 

Ma cosa significa difendere una posizione? Che senso ha difendere un posizione? 

Evidentemente quando utilizziamo il termine "difesa" ci viene in mente un termine contrario come "attacco", ci può venire in mente il termine "rischio", "paura", o il termine "guerra"; in positivo pensiamo al termine "prudenza" o al termine "forza", al termine "giustizia" o "pace"... 

Se pensiamo al termine "posizione" si presentano a noi nella mente tanti campi del sapere in cui questo termine può assumere significati e valenze diverse. Ad esempio si parla di posizione nei giochi a due, nei giochi di società, nei discorsi privati e pubblici o politici, nell'economia relativamente alla distribuzione, vendita e "posizionamento" dei prodotti ... nei campi di guerra, tra gli "operatori di pace" ...

Molte volte, prima si dice una cosa e poi se ne dice un'altra ... e si sente dire: ma così "ti contraddici"! 
Molte volte si dice di fare una cosa e se ne fa un'altra ... e si sente dire: tu parli bene, ma alla fine "ti contraddici"! 

Quando nel dialogo un interlocutore va incontro alla contraddizione sembra che tutto si fermi: ma è possibile contraddirsi nel dialogo? è possibile contraddirsi quando tutto cambia?

Sembra che per fare un discorso semplice, lineare, fermo nella verità si debba escludere la possibilità di contraddirsi; allo stesso tempo però riscontriamo che nel nostro movimento vitale in modo accidentale o in modo sistematico, talvolta liberamente o volontariamente ci allontaniamo da un discorso semplice e lineare per cercare di comprendere la posizione dell'altro, siamo in grado di sospendere il giudizio sul "giusto" o "sbagliato", sul "vero" o "falso" che potremmo esprimere con certezza se fermassimo ogni atto in un momento storico preciso.

La "contraddizione pratica" potrebbe esistere, pertanto, soltanto se fermassimo il tempo!

Dal momento che a noi non è possibile farlo possiamo soltanto riscontrare rispetto ad una "posizione", un "proposito" o un "punto di vista", un certo allontanamento o "negazione temporanea" che potremmo misurare come "discreta" o "relativa" e soltanto fermando il tempo "assoluta".

Ad esempio se un angelo, con una natura spirituale non corporea e "non storica", può cadere in una "contraddizione pratica assoluta"; l'anima umana, invece, con una vitalità storica propria, che tende consapevolmente ad una condizione di libertà, qualora percepisse in coscienza di essere caduta in una "contraddizione pratica" rispetto ad un buon proposito preso, potrà nel tempo dare forza ad un movimento che conduca ad un comportamento tale da tendere nuovamente e consapevolmente al buon proposito fermo, prima negato, e così superare la "contraddizione pratica relativa".

Le autorità politiche o religiose più prudenti certamente sono consapevoli che per servire e salvare un popolo, restando fermi nella verità e nella giustizia, sia necessario dialogare in modo responsabile per comprendere la contraddizione e "riposizionarla nel tempo", sospendendo il giudizio quando è possibile, nella volontà degli interlocutori di tendere ad una posizione "relativamente vicina" a quegli ideali comuni che chiamiamo verità, giustizia e pace.         

    
  

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