domenica 10 maggio 2015

come il Padre ...alla sera della vita


... Non cadiamo nell’indifferenza che umilia, 
nell’abitudinarietà che anestetizza l’animo 
e impedisce di scoprire la novità, nel cinismo che distrugge. 

Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, 
le ferite di tanti fratelli e sorelle privati della dignità, 
e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto. 
Le nostre mani stringano le loro mani, e tiriamoli a noi 
perché sentano il calore della nostra presenza, 
dell’amicizia e della fraternità. 

Che il loro grido diventi il nostro e insieme 
possiamo spezzare la barriera di indifferenza 
che spesso regna sovrana per nascondere l’ipocrisia e l’egoismo.

È mio vivo desiderio che il popolo cristiano 
rifletta durante il Giubileo 
sulle opere di misericordia corporale e spirituale. 

Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza 
spesso assopita davanti al dramma della povertà 
e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, 
dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina. 


La predicazione di Gesù ci presenta queste opere di misericordia 
perché possiamo capire se viviamo o no come suoi discepoli. 

Riscopriamo le opere di misericordia corporale: 
dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, 
vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, 
assistere gli ammalati, visitare i carcerati, 
seppellire i morti. 

E non dimentichiamo le opere di misericordia spirituale: 
consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, 
ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, 
sopportare pazientemente le persone moleste, 
pregare Dio per i vivi e per i morti.


Non possiamo sfuggire alle parole del Signore: 
e in base ad esse saremo giudicati: 

se avremo dato da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete. 
Se avremo accolto il forestiero e vestito chi è nudo. 
Se avremo avuto tempo per stare con chi è malato e prigioniero 
(cfr Mt 25,31-45). 

Ugualmente, ci sarà chiesto se avremo aiutato 
ad uscire dal dubbio che fa cadere nella paura 
e che spesso è fonte di solitudine; 

se saremo stati capaci di vincere l’ignoranza 
in cui vivono milioni di persone, 
soprattutto i bambini privati dell’aiuto necessario 
per essere riscattati dalla povertà; 

se saremo stati vicini a chi è solo e afflitto; 
se avremo perdonato chi ci offende e respinto 
ogni forma di rancore e di odio che porta alla violenza; 

se avremo avuto pazienza sull’esempio di Dio 
che è tanto paziente con noi; 
se, infine, avremo affidato al Signore 
nella preghiera i nostri fratelli e sorelle. 

In ognuno di questi “più piccoli” è presente Cristo stesso. 

La sua carne diventa di nuovo visibile 
come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… 
per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura. 

Non dimentichiamo le parole di san Giovanni della Croce:
« Alla sera della vita, saremo giudicati sull’amore ».

http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_letters/documents/
papa-francesco_bolla_20150411_misericordiae-vultus.html

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