martedì 19 maggio 2015

oltre la giustizia ... la felicità

È necessario affermare che in ogni opera di Dio 
si trovano la misericordia e la verità, 
purché si intenda la misericordia 
come l‘eliminazione di una qualsiasi deficienza; 

per quanto non ogni deficienza possa dirsi propriamente miseria, 
ma soltanto le deficienze della creatura razionale, 
alla quale spetta di essere felice: 
infatti la miseria è il contrario della felicità.

La ragione poi di tale necessità sta in questo, 
che il debito soddisfatto dalla divina giustizia 
è cosa dovuta o a Dio [stesso], oppure alla creatura; 
e nessuna delle due cose può mancare in qualsiasi opera di Dio. 

Infatti Dio non può fare cosa alcuna 
che non sia conforme alla sua sapienza e bontà; 
e in questo senso, come si è detto [a. 1, ad 3], una cosa è dovuta a Dio. 
Come pure, qualunque cosa Dio faccia nel creato, 
la fa secondo l‘ordine e la proporzione convenienti, 
e in ciò consiste appunto la nozione di giustizia. 

E così è necessario che in ogni opera di Dio ci sia la giustizia.

Ogni opera della divina giustizia, poi, 
presuppone sempre l‘opera della misericordia e in essa si fonda. 
Infatti nulla è dovuto a una creatura 
se non in ragione di qualche perfezione che in essa preesiste 
o che si considera come anteriore; 
e se a sua volta tale perfezione è dovuta alla creatura, 
ciò è in forza di un‘altra cosa antecedente. 

E siccome non si può procedere all‘infinito,
bisogna arrivare a un qualcosa 
che dipenda unicamente dalla bontà divina,
che è l‘ultimo fine [di tutte le cose]. 

Come se dicessimo che avere le mani 
è dovuto all‘uomo in vista dell‘anima razionale, 
avere poi un‘anima razionale gli è dovuto affinché sia uomo, 
ma l‘essere uomo non ha altro motivo che la bontà divina. 

E così in ogni opera di Dio appare la misericordia 
come sua prima radice. 
E l‘influsso di essa permane in tutte le cose che vengono dopo,
e anche vi opera con maggiore efficacia, 
poiché la causa prima ha un influsso più forte delle cause seconde. 

E per questo stesso motivo anche ciò che è
dovuto a una creatura Dio, per l‘abbondanza della sua bontà, 
lo dispensa con larghezza maggiore 
di quanto non richieda la proporzione della cosa. 

Infatti ciò che basterebbe per conservare l‘ordine della giustizia 
è sempre meno di ciò che è conferito dalla bontà divina, 
che supera ogni esigenza della creatura.

San Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae I, q. 21, a. 4

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