È necessario
affermare che in ogni opera di Dio
si trovano la misericordia
e la verità,
purché si intenda la misericordia
come l‘eliminazione di una
qualsiasi deficienza;
per quanto non ogni deficienza possa dirsi propriamente
miseria,
ma soltanto le deficienze della creatura razionale,
alla quale spetta
di essere felice:
infatti la miseria è il contrario della felicità.
La ragione
poi di tale necessità sta in questo,
che il debito soddisfatto dalla divina
giustizia
è cosa dovuta o a Dio [stesso], oppure alla creatura;
e nessuna delle due
cose può mancare in qualsiasi opera di Dio.
Infatti Dio non può fare cosa
alcuna
che non sia conforme alla sua sapienza e bontà;
e in questo senso, come
si è detto [a. 1, ad 3], una cosa è dovuta a Dio.
Come pure, qualunque cosa Dio
faccia nel creato,
la fa secondo l‘ordine e la proporzione convenienti,
e in ciò consiste appunto la nozione di giustizia.
E così è necessario che in ogni
opera di Dio ci sia la giustizia.
Ogni opera
della divina giustizia, poi,
presuppone sempre l‘opera della misericordia e in essa si
fonda.
Infatti nulla è dovuto a una creatura
se non in ragione di
qualche perfezione che in essa preesiste
o che si considera come anteriore;
e
se a sua volta tale perfezione è dovuta alla creatura,
ciò è in forza di un‘altra
cosa antecedente.
E siccome non si può procedere all‘infinito,
bisogna
arrivare a un qualcosa
che dipenda unicamente dalla bontà divina,
che è l‘ultimo
fine [di tutte le cose].
Come se dicessimo che avere le mani
è dovuto
all‘uomo in vista dell‘anima razionale,
avere poi un‘anima razionale gli è dovuto
affinché sia uomo,
ma l‘essere uomo non ha altro motivo che la bontà
divina.
E così in ogni opera di Dio appare la misericordia
come sua prima
radice.
E l‘influsso di essa permane in tutte le cose che vengono dopo,
e anche vi
opera con maggiore efficacia,
poiché la causa prima ha un influsso più forte
delle cause seconde.
E per questo stesso motivo anche ciò che è
dovuto a una
creatura Dio, per l‘abbondanza della sua bontà,
lo dispensa con larghezza
maggiore
di quanto non richieda la proporzione della cosa.
Infatti ciò che
basterebbe per conservare l‘ordine della giustizia
è sempre meno di ciò che è conferito dalla bontà
divina,
che supera ogni esigenza della creatura.
San Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae I, q. 21, a. 4
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