sabato 23 maggio 2015

l'insensibilità... contro l'ultima virtù

Tutto ciò che è contrario all'ordine naturale 
è peccaminoso [o disonesto].

Ora, la natura ha legato il piacere
alle funzioni necessarie per la vita dell'uomo.

Perciò l'ordine naturale richiede che l'uomo usi di codesti piaceri,
quanto è necessario al benessere umano,
sia per la conservazione dell'individuo, che per la conservazione della specie.

Perciò se uno si astenesse da questi piaceri
al punto di trascurare ciò che è necessario per la conservazione della natura,
commetterebbe peccato [o uno sbaglio], violando così l'ordine naturale.

Ed è questo appunto che rientra nel vizio dell'insensibilità.

Si deve però notare che talora è cosa lodevole e necessaria
astenersi dai piaceri che accompagnano le suddette funzioni,
per raggiungere un fine particolare.

Così alcuni si astengono da certi piaceri,
ossia dai cibi, dalle bevande e dai piaceri venerei, per la salute del corpo.
Oppure per compiere le proprie mansioni: gli atleti e i soldati, p. es.,
son costretti ad astenersi da molti piaceri, per eseguire i loro esercizi.

Parimenti, per ricuperare la salute dell'anima
i penitenti ricorrono all'astinenza dai piaceri, come a una dieta.
E coloro che vogliono attendere alla contemplazione delle cose divine,
devono essere più liberi dalle cose della carne.

Ma tutti questi casi non si riducono al vizio dell'insensibilità:
poiché sono conformi alla retta ragione.

Daniele ricorse a quell'astinenza dai piaceri,
non perché li considerava cattivi in se stessi; ma per un fine lodevole,
e cioè per predisporsi alla più alta contemplazione
con l'astenersi dai piaceri della carne.

Subito dopo infatti la Scrittura parla delle rivelazioni che gli furono fatte.

L'uomo, come abbiamo spiegato nella Prima Parte,
non può servirsi della ragione, senza far uso delle potenze sensitive,
le quali hanno bisogno di un organo corporeo.
Per questo l'uomo deve dare sostentamento al corpo,
per servirsi della ragione.
Ma il sostentamento del corpo si fa mediante funzioni piacevoli.
Perciò in un uomo non può esserci il bene di ordine razionale,
se egli si astiene da tutti i piaceri.

A seconda però che uno nell'eseguire gli atti imposti dalla ragione
ha maggiore o minore bisogno di forze fisiche,
deve ricorrere di più o di meno ai piaceri del corpo.

Perciò coloro che hanno preso l'ufficio di attendere alla contemplazione,
e di trasmettere così in altri il bene spirituale,
quasi mediante una generazione di ordine spirituale,
è bene che si astengano da molti piaceri,

di cui invece non è giusto che si privino
coloro che hanno il dovere di attendere
ad opere materiali e alla generazione carnale.

Per fuggire il peccato si devono fuggire i piaceri,
però non totalmente,
ma non cercandoli più di quanto la necessità lo richiede.


San Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, IIa-IIae, q.142, a.1

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