domenica 3 maggio 2015

scettico, deluso, disperato? ...l'enigma

« Hanno tutti un medesimo soffio, l’uomo, l’animale. 
Persino l’Ecclesiaste lo ammette; 
per questo i sapienti hanno voluto censurarlo. 
Be’, ma che cos’è un soffio vitale? Chi formò il soffio vitale?...». 

Lo scrittore I. B. Singer nel racconto Là c’è qualcosa
con questa battuta che rimanda a Qo 3,19, 
evoca la « censura » implicita o esplicita 
imposta sul messaggio di Qohelet dai « sapienti ». 

Attorno a questo libretto [...] s’è accesa la battaglia delle interpretazioni 
che talora hanno persino il sapore di censure. 

Tutto l’arco possibile dei significati è già stato coperto: 
da libro « ateo » a gioiosa composizione di fiducia! 

Cosi, ad esempio, Sh. Alechem, lo scrittore yiddish [...], 
basandosi sul passo di 3,19, usava Qohelet come manifesto 
di un suo personaggio ateo e scettico: 
« Arnold di Pidvorke si prendeva beffe di tutto, 
la giustizia divina, per lui, non esisteva. 

La Bibbia dichiara espressamente 
- sosteneva Arnold - 
che l’uomo non è superiore alla bestia ». 

Ma, all’antipodo, la tradizione liturgica sinagogale 
usava Qohelet per la festa delle Capanne: 
« Sukkòt (Capanne) è la stagione della nostra gioia 
e il libro di Qohelet loda la gioia ». 

Anche nella sua interpretazione Qohelet è, 
quindi, un enigma difficilmente solubile.

[...]

 «Qohelet, lo scettico » (R. Murphy), 
«Qohelet deluso dall’esperienza» (A. M. Dubarle), 
« Qohelet contestatore: fratelli, bisogna morire » (A. Maillot), 
«Qohelet o che vale la vita?» (D. Lys), 
« Qohelet: mette conto di vivere? » (E. Podechard), 

« Qohelet o il processo della felicità »   (E. Glasser), 
« Qohelet e il cinismo disgustato del mondo » (J. T. Walsh), 
« Qohelet, la sentinella critica » (W. Zimmerli), 
« Qohelet, teologo insensibile » (G. von Rad)... 

Potremmo allungare per pagine questa lista 
di definizioni negative del nostro sapiente. 

È un’interpretazione dalle mille sfumature e dai diversi accenti, 
dalle tonalità accese e dai giudizi più compassati 
a seconda dello spirito e della prospettiva dei vari studiosi. 

Il filo comune che lega queste letture di Qohelet è, 
comunque, quello che fa di lui un sapiente pessimista, 
disincantato, un po’ maestro del sospetto, 
un po’ rassegnato ed impotente testimone 
della crisi dei  valori sapienziali tradizionali. 

Questa linea interpretativa, dominante ancor oggi tra gli esegeti, 
è a nostro avviso la più pertinente, 
al di là delle formule sbrigative o anacronistiche 
usate per le definizioni essenziali e sintetiche.

Ribelle solitario, pensatore eccentrico, 
desideroso di una risposta globale al senso della vita e dell’essere 
contro ogni spiegazione settoriale, 
Qohelet è visto come un intellettuale critico che, 
pur usando metodi e strutture della sapienza tradizionale, 
ne rivela la radicale insufficienza. 

G. von Rad sente che il Qohelet rappresenta 
la forma più « razionalista » della sapienza: 

l’esperienza non è più mantenuta in dialogo con la fede 
né da essa è decifrata, 
ora è l’esperienza stessa che si auto-interpreta 
con esiti piuttosto amari. 

Ecco, allora, la vita priva di senso, 
ridotta ad hebel vano e fumoso; 
ecco la percezione della storia 
come una catena ciclica e deterministica 
in cui Dio ci imprigiona; 
ecco l’oggettiva incomprensibilità dell’essere, 
del mondo, dell’«opera di Dio». 

Si spegne, così, il dialogo tra Dio e uomo,
 tra uomo e uomo e tra uomo e mondo,  
essendo i termini del triangolo sapienziale 
(Dio, uomo, mondo) 
indecifrabili e « in-sensati», 
almeno secondo un progetto logico. 

Pur lasciando aperto lo spiraglio di alcuni beni 
che si possono godere e che sono dono divino, 

«Qohelet - scrive ancora G. von Rad - 
è incapace di entrare in conversazione col mondo 
che lo circonda e gli si impone. 

Esso è diventato per lui 
un mondo estraneo, muto, che lo respinge, 
un mondo in cui egli non può aver fiducia, 
a meno che gli offra una pienezza di vita. 

Al contrario, i sapienti erano del parere che, 
per mezzo del mondo che interpella l’uomo, 
è Dio stesso che gli parla e che solo in questo dialogo 
l’uomo si vede assegnare un posto nella vita ».

http://ora-et-labora.net/bibbia/ravasi.html

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