sabato 31 ottobre 2015

... nulla di più grande

Maria è Madre di misericordia 
perché Gesù Cristo, suo Figlio, è mandato dal Padre 
come Rivelazione della misericordia di Dio (cf Gv3, 16-18). 

Egli è venuto non per condannare ma per perdonare, 
per usare misericordia (cf Mt 9,13). 
E la misericordia più grande sta nel suo essere in mezzo a noi 
e nella chiamata che ci è rivolta ad incontrare Lui e a confessarlo, 
insieme con Pietro, come «il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). 

Nessun peccato dell'uomo 
può cancellare la misericordia di Dio, può impedirle di sprigionare 
tutta la sua forza vittoriosa, se appena la invochiamo. 
Anzi, lo stesso peccato fa risplendere ancora di più 
l'amore del Padre che, per riscattare lo schiavo, 
ha sacrificato il suo Figlio: 
la sua misericordia per noi è redenzione. 

Questa misericordia giunge a pienezza con il dono dello Spirito, 
che genera ed esige la vita nuova. 
Per quanto numerosi e grandi siano gli ostacoli 
opposti dalla fragilità e dal peccato dell'uomo, 
lo Spirito, che rinnova la faccia della terra (cf Sal 1031,30), 
rende possibile il miracolo del compimento perfetto del bene. 

Questo rinnovamento, che dà la capacità di fare ciò che 
è buono, nobile, bello, gradito a Dio e conforme alla sua volontà, 
è in un certo senso la fioritura del dono della misericordia, 
che libera dalla schiavitù del male e dà la forza di non peccare più. 

Attraverso il dono della vita nuova 
Gesù ci rende partecipi del suo amore 
e ci conduce al Padre nello Spirito.

È questa la consolante certezza della fede cristiana, 
alla quale essa deve la sua profonda umanità 
e la sua straordinaria semplicità. 

Talvolta, nelle discussioni sui nuovi complessi problemi morali, 
può sembrare che la morale cristiana sia in se stessa troppo difficile, 
ardua da comprendere e quasi impossibile da praticare. 

Ciò è falso, perché essa consiste, in termini di semplicità evangelica, 
nel seguire Gesù Cristo, nell'abbandonarsi a Lui, 
nel lasciarsi trasformare dalla sua grazia 
e rinnovare dalla sua misericordia, 
che ci raggiungono nella vita di comunione della sua Chiesa. 

«Chi vuole vivere — ci ricorda sant'Agostino —, 
ha dove vivere, ha donde vivere. 
Si avvicini, creda, si lasci incorporare per essere vivificato. 
Non rifugga dalla compagine delle membra».

Può capire dunque l'essenza vitale della morale cristiana, 
con la luce dello Spirito, ogni uomo, anche il meno dotto, 
anzi soprattutto chi sa conservare un «cuore semplice» (Sal 852,11). 

D'altra parte, questa semplicità evangelica 
non esime dall'affrontare la complessità del reale,
ma può introdurre alla sua più vera comprensione, 
perché la sequela di Cristo metterà progressivamente in luce 
i caratteri dell'autentica moralità cristiana e darà, 
al tempo stesso, l'energia di vita per la sua realizzazione. 

È compito del Magistero della Chiesa vegliare 
perché il dinamismo della sequela di Cristo 
si sviluppi in modo organico, senza che ne vengano falsate 
o occultate le esigenze morali, con tutte le loro conseguenze. 
Chi ama Cristo osserva i suoi comandamenti (cf Gv 14,15).

Maria è Madre di misericordia anche perché a lei 
Gesù affida la sua Chiesa e l'intera umanità. 

Ai piedi della Croce, quando accetta Giovanni come figlio, 
quando chiede, insieme con Cristo, 
il perdono al Padre per coloro che non sanno quello che fanno (cfLc 23,34), 
Maria in perfetta docilità allo Spirito 
sperimenta la ricchezza e l'universalità dell'amore di Dio, 
che le dilata il cuore e la fa capace di abbracciare l'intero genere umano. 
È resa, in tal modo, Madre di tutti noi, e di ciascuno di noi, 
Madre che ci ottiene la misericordia divina.

Maria è segno luminoso ed esempio affascinante di vita morale: 
«la vita di lei sola è insegnamento per tutti», 
scrive sant'Ambrogio, 
che rivolgendosi in particolare alle vergini 
ma in un orizzonte aperto a tutti così afferma: 

«Il primo ardente desiderio di imparare lo dà la nobiltà del maestro. 
E chi è più nobile della Madre di Dio? o più splendida 
di Colei che fu eletta dallo stesso Splendore?».
Maria vive e realizza la propria libertà 
donando se stessa a Dio ed accogliendo in sé il dono di Dio. 

Custodisce nel suo grembo verginale il Figlio di Dio 
fatto uomo fino al tempo della nascita, 
lo alleva, lo fa crescere e lo accompagna 
in quel gesto supremo di libertà, 
che è il sacrificio totale della propria vita. 

Con il dono di se stessa, 
Maria entra pienamente nel disegno di Dio, che si dona al mondo. 
Accogliendo e meditando nel suo cuore 
avvenimenti che non sempre comprende (cf Lc 2,19), 
diventa il modello di tutti coloro 
che ascoltano la parola di Dio e la osservano (cf Lc 11, 28) 
e merita il titolo di «Sede della Sapienza». 

Questa Sapienza è Gesù Cristo stesso, 
il Verbo eterno di Dio, che rivela e compie 
perfettamente la volontà del Padre (cf Eb 10,5-10). 

Maria invita ogni uomo ad accogliere questa Sapienza. 
Anche a noi rivolge l'ordine dato ai servi, 
a Cana in Galilea durante il banchetto di nozze: 
«Fate quello che egli vi dirà» (Gv 2,5).

Maria condivide la nostra condizione umana, 
ma in una totale trasparenza alla grazia di Dio. 
Non avendo conosciuto il peccato, 
ella è in grado di compatire ogni debolezza. 

Comprende l'uomo peccatore e lo ama con amore di Madre. 
Proprio per questo sta dalla parte della verità 
e condivide il peso della Chiesa nel richiamare a tutti 
e sempre le esigenze morali. 
Per lo stesso motivo non accetta 
che l'uomo peccatore venga ingannato 
da chi pretenderebbe di amarlo giustificandone il peccato, 
perché sa che in tal modo sarebbe reso vano 
il sacrificio di Cristo, suo Figlio. 

Nessuna assoluzione, offerta da compiacenti dottrine 
anche filosofiche o teologiche, 
può rendere l'uomo veramente felice: 
solo la Croce e la gloria di Cristo risorto 
possono donare pace alla sua coscienza e salvezza alla sua vita.

O Maria, 
Madre di misericordia, 
veglia su tutti 
perché non venga resa vana la croce di Cristo, 
perché l'uomo non smarrisca la via del bene,
non perda la coscienza del peccato,
cresca nella speranza in Dio 
«ricco di misericordia» (Ef 2,4), 
compia liberamente le opere buone 
da Lui predisposte (cf Ef 2,10) 
e sia così con tutta la vita 
«a lode della sua gloria» (Ef 1,12).

San Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor (118-119-120)

http://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/
hf_jp-ii_enc_06081993_veritatis-splendor.html

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