domenica 8 novembre 2015

rivendicò ... con scandalo del re

S. Tommaso di Canterbury 
rivendicò i beni della Chiesa con scandalo del re.
[...]

Per i beni temporali bisogna distinguere. 

Essi infatti possono essere nostri, 
oppure sono a noi affidati per gli altri, 
cioè come i beni della Chiesa sono affidati ai prelati, 
e come i beni collettivi sono affidati ai vari ufficiali dello stato. 

Ora, la conservazione di codesti beni, come quella di un deposito, 
impegna strettamente coloro cui sono affidati. 
Perciò essi non si possono sacrificare per evitare scandali: 
come non vanno sacrificati gli altri beni che sono di necessità per la salvezza.

Invece i beni di cui siamo padroni, 
per motivi di scandalo in certi casi dobbiamo sacrificarli, 
cedendoli o non rivendicandoli, e in altri casi non dobbiamo cederli. 

Infatti, se lo scandalo nasce dall'ignoranza o dalla fragilità altrui, 
riducendosi esso allo scandalo dei pusilli, 
come sopra abbiamo visto, 
allora i beni temporali o vanno sacrificati del tutto, 
oppure si deve ovviare allo scandalo diversamente, 
cioè mediante un'ammonizione. 

Di qui l'insegnamento di S. Agostino: 

"Devi cedere in modo da non danneggiare, 
per quanto è possibile, né te stesso né l'altro. 
E nel negargli ciò che lui vuole devi indicargli le norme della giustizia: 
e allora gli darai di più, correggendone le ingiuste pretese".

Talora invece lo scandalo nasce dalla malizia, 
ed è uno scandalo farisaico. 
Ebbene, per coloro che suscitano scandali in tal modo 
non si devono sacrificare i beni temporali; 
perché nuocerebbe al bene comune, 
prestando ai malvagi occasioni di rapina; 
e nuocerebbe agli stessi profittatori, 
i quali ritenendosi i beni altrui si ostinerebbero nel peccato. 

Perciò S. Gregorio afferma: 
"Tra coloro che ci tolgono i beni temporali 
alcuni sono semplicemente da tollerarsi; 
altri invece sono da affrontarsi a norma di giustizia; 
non solo per la preoccupazione di difendere i nostri beni, 
ma anche perché i profittatori non rovinino se stessi".

Se di frequente si permettesse ai malvagi 
di mettere le mani sui beni altrui, 
ne verrebbe menomata la verità della vita e della giustizia. 
Perciò non per qualsiasi scandalo si devono sacrificare i beni temporali.

L'Apostolo non intendeva consigliare 
di astenersi del tutto dal cibo per evitare lo scandalo; 
perché nutrirsi è necessario per vivere. 
Ma per evitare lo scandalo va sacrificato un determinato cibo, 
come risulta dalle sue parole: 
"Non voglio più mangiare carne mai e poi mai, 
per non dar scandalo al mio fratello".

Secondo S. Agostino, quel comando del Signore 
va inteso nel senso di una predisposizione d'animo: 
Un uomo cioè dev'essere più pronto a subire un'ingiustizia, o una frode, 
che a ricorrere a un tribunale, se ciò è opportuno. 
Talora però questo non è opportuno, come abbiamo dimostrato. 
- Lo stesso si dica delle parole dell'Apostolo.

Lo scandalo che l'Apostolo voleva evitare 
dipendeva dall'ignoranza dei pagani, 
che non conoscevano quest'uso. 
Perciò per un certo tempo bisognava farne a meno, 
perché prima potessero capire che questa era una cosa doverosa. 
- Per lo stesso motivo la Chiesa si astiene dall'esigere le decime 
nei luoghi dove non c'è l'uso di pagarle.

San Tommaso D'Aquino, Somma teologica, II-II, q. 43, a. 8

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