In due modi una cosa può dirsi l'inizio della sapienza:
primo, perché è l'inizio della sua costituzione essenziale;
secondo, perché è l'inizio dei suoi effetti.
Come l'inizio di un'arte nei suoi dati essenziali
è dato dai princìpi da cui essa deriva,
mentre l'inizio di tale arte nei suoi effetti
è il punto di partenza della realizzazione del lavoro artistico:
come se si dicesse che per l'arte muraria
il principio è costituito dalle fondamenta
perché è di là che il muratore comincia a operare.
Ora, essendo la sapienza la cognizione delle cose di Dio,
come vedremo [q. 45, a. 1],
i teologi e i filosofi la considerano in maniera diversa.
Poiché infatti la nostra vita è indirizzata alla fruizione di Dio
mediante una partecipazione della natura divina,
cioè mediante la grazia,
noi teologi non dobbiamo considerare la sapienza
solo come cognizione di Dio alla maniera dei filosofi,
bensì anche quale principio direttivo della vita umana,
la quale è diretta non solo dalle ragioni umane,
ma anche dalle ragioni divine, come spiega S. Agostino [De Trin. 12, 13].
Così dunque l'inizio della sapienza
quanto alla sua struttura essenziale sono i primi princìpi di essa,
vale a dire gli articoli di fede.
E da questo lato l'inizio della sapienza è la fede.
Quanto invece agli effetti l'inizio della sapienza
è il punto da cui parte la sua operazione.
E da questo lato l'inizio della sapienza è il timore.
Per certi aspetti tuttavia il timore servile e per certi altri il timore filiale.
Infatti il timore servile è come un principio
che dispone alla sapienza dall'esterno:
cioè in quanto il timore del castigo allontana dal peccato
predisponendo un soggetto agli effetti della sapienza,
secondo le parole della Scrittura [Sir 1, 17 Vg]:
"Il timore di Dio scaccia il peccato".
Invece il timore casto, o filiale,
è inizio della sapienza come suo primo effetto.
Essendo infatti compito della sapienza
il guidare la vita umana secondo le ragioni divine,
bisogna iniziare col rispetto dell'uomo verso Dio,
e con la sottomissione a lui:
da ciò infatti deriva come conseguenza
che uno si regoli in tutto secondo Dio.
San Tommaso D'Aquino, Somma Teologica II-II, q. 19, a. 7
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