venerdì 11 novembre 2016

lussuria e accecamento ... della mente

Quando le potenze inferiori 
sono fortemente impressionate dai loro oggetti, 
ne segue che le facoltà superiori 
vengono impedite e turbate nei loro atti. 

Ora, è specialmente nei peccati di lussuria, 
per l'intensità del piacere, che l'appetito inferiore, cioè il concupiscibile, 
si volge con violenza verso il proprio oggetto, cioè verso il bene dilettevole.

Ne segue quindi che le potenze superiori, 
cioè la ragione e la volontà, 
vengono turbate in modo gravissimo dalla lussuria.

Ora, gli atti della ragione in campo pratico sono quattro. 

Primo, la semplice intellezione, che intuisce il fine come un bene. 

E questo atto viene compromesso dalla lussuria, 
secondo le parole di Daniele [13, 56]: 
"La bellezza ti ha sedotto, la passione ti ha pervertito il cuore". 
E abbiamo così l'accecamento della mente

Il secondo atto è la deliberazione sui mezzi da usare per raggiungere il fine. 

E anche questo viene impedito dalla concupiscenza della lussuria: 
per cui Terenzio [Eunuch. 1, 1] poteva dire dell'amore libidinoso: 
"È una cosa che in sé non ha né deliberazione né misura, 
e tu non puoi governarlo con la riflessione". 

E così abbiamo la precipitazione, 
che implica mancanza di deliberazione, 
come sopra [q. 53, a. 3] si è detto. 

Il terzo atto è il giudizio sulle azioni da compiere. 

E anche questo viene impedito dalla lussuria; 
si legge infatti in Daniele [13, 9] a proposito dei [due] vecchi lussuriosi: 
"Persero il lume della ragione, così da non ricordarsi del giusto giudizio".
E quanto a ciò viene posta l'inconsiderazione. 

Il quarto atto è il comando esecutivo della ragione. 

E anche questo viene impedito dalla lussuria: 
poiché dall'impeto della concupiscenza 
l'uomo viene impedito dall'eseguire ciò che si era proposto di fare.
 
Per cui Terenzio [l. cit.] così parla di un innamorato 
che diceva di volersi separare dalla sua amante: 
"Tutte queste parole saranno sopraffatte dalla prima lacrimuccia bugiarda".


Dalla parte poi della volontà conseguono due atti disordinati. 

Il primo riguarda il desiderio del fine, 
per cui si ha l'amore di sé, 
a motivo cioè del piacere che il lussurioso brama disordinatamente, 
e per opposizione l'odio di Dio, 
in quanto cioè Dio proibisce la concupiscenza dei piaceri. 

Il secondo riguarda invece il desiderio dei mezzi, 
per cui si ha l'attaccamento alla vita presente, 
nella quale il lussurioso vuole godersi il piacere, 
mentre all'opposto si ha la disperazione della vita futura, 
poiché chi è troppo preso dai piaceri carnali 
non si cura di raggiungere i beni spirituali, di cui sente fastidio.
 
San Tommaso D'Aquino, Somma Teologica, II-II, q. 153, a. 5 

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