domenica 12 giugno 2016

la pecora e il lupo: l'odio universale


Una cosa può essere odiata nella sua universalità? 
Sembra di no. Infatti: 

1. L’odio è una passione dell’appetito sensitivo, 
derivato dalla conoscenza dei sensi. 
Ma i sensi non possono conoscere l’universale. 
Quindi non si può odiare una cosa nella sua universalità. 

2. L’odio è causato da una discordanza, 
la quale si oppone all’idea di comunanza. 
Ma quest’ultima è implicita nel concetto di universale. 
Quindi non si può odiare una cosa nella sua universalità. 

3. Oggetto dell’odio è il male. 
Ora, come insegna Aristotele,
 «il male è nelle cose, non nella mente». 

Siccome dunque l’universale è soltanto nella mente, 
che lo astrae dal particolare, 
sembra che l’odio non possa avere 
per oggetto un universale. 

In contrario: il Filosofo dice: 
«L’ira si rivolge sempre ai singolari, 
l’odio invece investe anche il genere: 
tutti infatti odiano il ladro e il calunniatore». 

Risposta: 

si può parlare dell’universale in due modi: 
primo, insistendo sulla stessa intenzione di universalità; 
secondo, considerando la natura a cui tale intenzione è attribuita: 

infatti è diversa la considerazione 
dell’universale uomo e dell’uomo in quanto uomo. 

Se quindi prendiamo l’universale nel primo modo, 
allora nessuna potenza della parte sensitiva, 
né conoscitiva né appetitiva, può raggiungerlo: 
poiché l’universale è dovuto 
all’astrazione dalla materia individuale, 
nella quale invece è radicata ogni facoltà sensitiva. 
[Prendendo invece l’universale nel secondo modo], 
una potenza sensitiva di apprensione o di appetizione 
può avere una predisposizione universale verso un oggetto. 

Come diciamo che l’oggetto della vista è il colore in genere, 
non perché la vista conosca il colore nella sua universalità, 
ma perché la conoscibilità del colore 
da parte della vista non gli è dovuta 
in quanto è questo colore particolare, 
ma semplicemente in quanto è un colore. 

Così dunque anche l’odio della parte sensitiva 
può avere per oggetto una cosa nella sua universalità: 

infatti un dato essere può contrapporsi all’animale 
per la sua natura in genere, come il lupo alla pecora, 
e non solo in quanto particolare.

Quindi la pecora odia il lupo in generale. 

L’ira invece è sempre causata da qualcosa di particolare: 
poiché deriva da un atto nocivo, 
e gli atti appartengono a soggetti particolari. 

Quindi il Filosofo scrive che 
«l’ira si rivolge sempre ai singolari, 
mentre l’odio può riguardare anche la cosa nel suo genere». 

Invece l’odio esistente nella parte intellettiva 
può raggiungere l’universale nell’uno e nell’altro modo, 
poiché dipende dalla conoscenza universale dell’intelletto. 

Soluzione delle difficoltà:
1. Il senso non conosce l’universale in quanto universale, 
tuttavia può conoscere cose atte 
a ricevere l’universalità mediante l’astrazione. 

2. Non può essere motivo di odio ciò che è comune a tutti. 

Ma nulla impedisce che una cosa, 
pur essendo comune a molti uomini, 
si trovi tuttavia in dissonanza con altri, 
e perciò sia odiosa a questi ultimi. 

3. La difficoltà è valida per l’universale 
considerato sotto l’intenzione di universalità: 
in questo caso infatti esso non è oggetto 
né della conoscenza né dell’appetito sensitivo.

San Tommaso d'Aquino, Somma Teologica, I-II, q. 29, a. 6

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