giovedì 30 giugno 2016

abiti necessari?


Sembra che gli abiti non siano necessari. Infatti:

1. Gli abiti, come si è detto [a. 2], 
sono qualità mediante le quali un essere 
viene disposto bene o male in rapporto a un fine.

Ora, gli esseri sono disposti bene o male dalla loro forma: 
infatti una cosa è bene ed è ente in forza della sua forma.

Quindi non c'è alcun bisogno di abiti.

2. L'abito dice ordine all'operazione.

Ma la potenza indica già a sufficienza un principio operativo: 
infatti anche le potenze naturali sprovviste di abiti 
sono principio dei loro atti.

Quindi non è necessario che ci siano gli abiti.

3. L'abito è per il bene e per il male come la potenza; 
e come la potenza non sempre agisce.

Dal momento quindi che ci sono le potenze, 
è superfluo ammettere l'esistenza di abiti.

In contrario: 

Come insegna Aristotele [Phys. 7, 3], 
gli abiti sono delle perfezioni.

Ma la perfezione è la cosa più necessaria, 
avendo essa natura di fine.

Quindi è necessario che esistano gli abiti.

Rispondo: 

Come si è già notato [aa. 2, 3], 
l'abito implica una disposizione buona o cattiva 
in ordine alla natura di un dato essere, 
e alla sua operazione o al suo fine.

Ora, perché una cosa richieda di essere predisposta 
in rapporto a un'altra si richiedono tre condizioni.

Primo, che la cosa ricevente la disposizione 
sia diversa da quella a cui viene disposta; 
e così si trovi ad avere con essa 
il rapporto che c'è tra la potenza e l'atto.

Se esiste quindi un essere 
la cui natura non sia composta di potenza e di atto, 
e la cui essenza si identifichi con la sua operazione, 
e che sia fine a se stesso, 
tale essere non può avere alcun abito o disposizione: 
il che è evidente nel caso di Dio.

Secondo, si richiede che quanto è in potenza rispetto all'altro termine 
possa essere determinato in più modi, 
e in rapporto a termini diversi.

Se quindi la potenza di una cosa è ristretta a un unico termine, 
non potrà aver luogo in essa la disposizione o l'abito: 
poiché tale soggetto ha dalla natura 
il debito orientamento verso tale atto.

Per cui un corpo celeste, pur essendo composto di materia e forma, 
dal momento che non ha una materia in potenza ad altre forme, 
come si è visto nella Prima Parte [q. 66, a. 2], 
non ammette una disposizione o un abito rispetto ad altre forme, 
e nemmeno rispetto ad altre operazioni: 

poiché la natura del corpo celeste 
è in potenza soltanto a un unico moto determinato.

Terzo, si richiede che concorrano più elementi 
a disporre il soggetto verso uno dei termini ai quali è in potenza, 
e che questi possano contemperarsi in diverse maniere, 
così da disporlo bene o male rispetto alla forma o all'operazione.

Per cui le qualità primordiali degli elementi, 
che appartengono alla natura di questi in una sola maniera determinata, 
non possono essere denominati disposizioni o abiti, ma qualità semplici: 

denominiamo invece disposizioni o abiti la salute, 
la bellezza e altre cose consimili, 
che implicano una proporzione di più elementi, 
i quali possono venire contemperati in vari modi.

Per cui il Filosofo [Met. 5, 20] scrive che 
"l'abito è una disposizione", 
e la disposizione è "l'ordine di un essere composto di parti, 
o secondo il luogo, o secondo la potenza, o secondo la specie"; 
come sopra [a. 1, ad 3] abbiamo spiegato.

Ora, essendo molti gli esseri la cui natura 
e le cui operazioni esigono il concorso di molti elementi 
che possono contemperarsi in più modi, 
dobbiamo ammettere la necessità degli abiti.

Soluzione delle difficoltà:

1. La natura di una cosa deve la sua perfezione alla forma, 
ma è necessario che il soggetto sia predisposto 
in ordine a tale forma mediante una disposizione.

Tuttavia la forma stessa a sua volta 
viene ordinata all'operazione, la quale o è il fine, 
o è un mezzo per il fine.

Se poi la forma non ha che un'unica operazione determinata, 
allora non si richiede altra disposizione 
per operare all'infuori della forma.

Se invece si tratta di una forma la quale, 
come l'anima, può operare in più modi, 
allora è necessario che venga disposta a operare mediante certi abiti.

2. Talora la potenza dice ordine a più cose: 
per cui è necessario che venga determinata in un dato modo.

Se invece prendiamo una potenza che non dice ordine a più cose, 
allora essa non ha bisogno di un abito che la determini, 
come si è già detto [nel corpo].

Per questo le potenze naturali 
non compiono le loro operazioni con l'aiuto di abiti: 
poiché per se stesse sono determinate a un unico atto.

3. Come vedremo in seguito [q. 54, a. 3], 
l'abito che ha per oggetto il bene 
non è identico a quello che ha per oggetto il male. 
Invece è identica la potenza per il bene e per il male.

Perciò gli abiti sono necessari per determinare le potenze al bene.

San Tommaso d'Aquino, Somma Teologica, I-II, q. 49, a. 4

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